Università, beffa per gli aspiranti prof: "Troppo specializzati, vi bocciamo"

di GIOVANNI VALENTINI

ROMA - Mentre Matteo Renzi pensa di ricostruire l'Italia dalla scuola, qualcun altro vuol finire di distruggerla all'università. Una pioggia di ricorsi amministrativi s'è abbattuta sull'ultimo concorso per l'Abilitazione scientifica nazionale 2012-2013 per professori ordinari e associati che prelude poi a quella didattica con la chiamata e l'assunzione in ruolo. È una montagna di carta bollata che minaccia ora di provocare una valanga di annullamenti o di revisioni, sconvolgendo la vita già travagliata dei nostri atenei. Nell'ambito della controversa riforma Gelmini, il ministero della Pubblica istruzione aveva disposto una nuova procedura di abilitazione, introducendo la meritocrazia come principale criterio di valutazione. Questa avrebbe dovuto fondarsi su elementi trasparenti e oggettivi, definiti "bibliometrici", forniti dalla produzione scientifica di ciascun candidato nei rispettivi curricula: cioè monografie, articoli o citazioni pubblicati da riviste specializzate. Ma successivamente sono stati inseriti criteri aggiuntivi, del tutto discrezionali, in forza dei quali le commissioni di valutazione hanno ribaltato le graduatorie, suscitando anche alcune interrogazioni parlamentari.


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