Ci sono poi le manifestazioni di chi si arroga a nome del mondo della Scuola il diritto di rappresentarlo di fronte alle autorità. È il fronte di Priorità alla Scuola, che intende rappresentare tutto il panorama di chi nella scuola vive. Hanno manifestato in nome di tutti? Non nel mio. Non in quello di quel 78% di studenti che sono titubanti rispetto ad un ipotesi di rientro.
Il fronte di queste proteste è eterogeneo, ci sono
genitori, docenti e studenti, i quali tuttavia non rappresentano I GENITORI; I
DOCENTI; GLI STUDENTI, ma ovviamente sono una parte. Resta molto in dubbio che
essi rappresentino la maggioranza delle categorie sopra elencate. E se domani a
fronte di una scelta non condivisa si organizzasse il fronte di quei genitori,
docenti e studenti che vogliono sì tornare in presenza, ma con la copertura
vaccinale, e quindi in assoluta sicurezza, beh, io non mi stupirei.
I mass media e la politica tendono ad
ascoltare solo chi alza la voce e le manifestazioni parlano all'emotività, non
alla razionalità. Un tre quarti di quel che si dice nelle attuali
manifestazioni miranti al rientro a tutti i costi è sacrosanto. La relazione
fisica è davvero migliore della sua mancanza. Gli alunni sono dei veri eroi
della pandemia e non c’è dubbio che sono davvero sacrificati. Non è vero però
che siano abbandonati o siano stati considerati sacrificabili. Non è vero che
non gli sia stato fornito alcun servizio. È vero invece che i sacrifici li
stiamo facendo tutti e che stiamo resistendo insieme: stiamo salvando vite
umane insieme. Non è poco. È come stare al fronte in trincea ad attendere che
il nemico abbassi la guardia. Non si calcola nelle manifestazioni il numero di
vite salvate. Non lo si calcola, perché vivaddio nessun può contare in maniera
certa il numero delle vittime che non ci sono state. Qualcuno fa rumore sotto
la regione e subito ci si spaventa. In Regione ci si spaventa dei ricorsi al
Tar? Tra l’altro le sentenze del Tar sono impugnabili a loro volta e a ben
vedere la ragione date ai ricorrenti più che nella sostanza è stata ottenuta
per questioni di forma. Non ci si può fare intimorire dal chiasso, perché per
quanto non se ne parli, per quanto lo si metta a tacere, là dove si è
proseguita la didattica in presenza i morti ci sono stati. Su questo però è
calato il silenzio. La stampa non ne parla. Si perché sono morti non solo i
nonni dei ragazzi, ma anche alcuni insegnanti. Ne avete sentito parlare? Si fa
fatica a farlo anche fra gli addetti ai lavori. Qui di seguito il link di un
sito che ha provato a rompere il muro del silenzio, anche se il dolore è tale
in chi lo vive che sicuramente le storie che sono arrivate sono solo
un’infinitesima parte di quelle che hanno avuto sotto traccia uno stesso triste
finale
https://www.facebook.com/groups/726505054690646.
Cristiana Cirilli