Invalsi, sanzioni disciplinari e poteri del dirigente scolastico: un caso paradigmatico

di Giordano Mancastroppa (Scuola Corazza, Parma)



Presento questo caso, esperienza da me vissuta tra maggio e novembre 2013, per analizzare lo stato della democrazia scolastica reale, in merito al rapporto tra poteri dirigenziali ed autonomia scolastica.
Maggio 2013 – Prove Invalsi: come ogni anno, ci ritroviamo di fronte alle famose prove. Nei giorni precedenti alla somministrazione, con 21 colleghi sottoscriviamo un documento critico nei confronti delle prove e dell’influenza che queste stanno assumendo nella scuola. Il documento trova spazio sulla stampa locale.
Personalmente, trovo coerente oppormi al “sistema di valutazione Invalsi obiettando alla somministrazione e correzione delle Prove, così come tanti altri docenti in Italia. Il Dirigente Scolastico mi consegna un ordine di servizio che mi ordina di tabulare le prove.
Io obietto, non eseguendo l’ordine di servizio.
Giugno 2013 – La memoria difensiva: Di fronte alla contestazione di addebito disciplinare del Dirigente, produco una memoria difensiva molto articolata, con l’aiuto di colleghi e sindacalisti, che hanno collaborato in tutt’Italia, grazie alla rete creatasi in questi anni.
La sanzione disciplinare: Nonostante la mia memoria difensiva porti una decina di argomenti che giustificano la richiesta di archiviazione del procedimento, allegando anche quantità di situazioni in cui Dirigenti Scolastici hanno operato in questo senso, il Dirigente della mia scuola mi consegna il 27 giugno la sanzione disciplinare.
Gli interventi pubblici e le lettere di protesta: Di fronte alla sanzione disciplinare senza motivazioni a sostegno e senza spiegazioni rispetto alle evidenti contraddizioni presenti nelle scuole italiane, produco una serie di dichiarazioni su stampa e lettere pubbliche.
Il caso viene ripreso anche attraverso un’interrogazione parlamentare presentata dalla sen. Gambaro, sollecitata dal sindacato GILDA.
Settembre 2013 – L’intervento dell’ASAPA: Evidentemente la visibilità pubblica di un docente “obiettore INVALSI” dà molto fastidio ai dirigenti scolastici della Provincia di Parma, che approvano un documento all’unanimità all’interno dell’assemblea dell’ASAPA (Associazione delle scuole autonome di Parma) e diffondendolo poi attraverso un’intervista del Presidente sulla stampa locale.






L’approvazione della lettera e le dichiarazioni pubbliche ci paiono assolutamente sconcertanti, per vari motivi:
  1. I Dirigenti scolastici si coalizzano in modo corporativo, uscendo in modo assolutamente discrezionale dai loro compiti di rappresentanza.
  2. Nel loro intervento, i dirigenti scolastici richiamano al rispetto delle leggi, quando è chiarissimo che queste leggi sono molto contraddittorie ed applicate in forme totalmente discrezionali nelle varie scuole
  3. Viene utilizzata un’associazione di scuole autonome come organo para-sindacale di rappresentanza e difesa collettiva dei Dirigenti scolastici.
  4. Nel documento si attacca in modo assolutamente personale il docente, accusandolo di “fare il martire” e di interpretare in modo scorretto la libertà d’insegnamento garantita dalla Costituzione.
La richiesta di intervento da parte degli organi istituzionali: A questo punto chiediamo ai Dirigenti dell’USR Emilia-Romagna e dell’UST di Parma un incontro o un pronunciamento pubblico sulle contraddizioni emerse e sul ruolo dei Dirigenti Scolastici in questi attacchi pubblici, rispondendo nel contempo all’ASAPA sui contenuti del loro intervento.
La stampa non pubblicherà mai la lettera, né riceveremo mai risposta. Anche l’FLC-CGIL di Parma si esprime attraverso un documento approvato dal direttivo provinciale, sollecitando chiarezza nel merito.
La risposta del dott. Versari: A fine ottobre finalmente arriva una risposta da parte del Dirigente dell’USR Emilia-Romagna, dott. Versari, che sostanzialmente si lava in modo pilatesco le mani.
Con riferimento alla nota del 30/6/2013…, con cui la S.V. solleva eccezioni in merito al provvedimento disciplinare irrogato alla S.V. medesima dal Dirigente scolastico della direzione didattica in oggetto, si comunica che ogni vizio di carattere procedurale e di merito concernente l’irrogazione della predetta sanzione potrà eventualmente essere rilevato esclusivamente nelle competenti sedi giudiziarie
Nessun accenno né nessuna risposta in merito all’intervento pubblico dell’ASAPA, nessuna risposta in merito alla difformità di comportamento dei Dirigenti sulla correzione delle Prove e sulla loro obbligatorietà vs. retribuzione, ecc.

Le scuole sono autonome ed i Dirigenti hanno completa autonomia, è la risposta.

Annessi e connessi: Nel frattempo, il Dirigente della mia scuola non mi rinnova nell’incarico di vicario e si rifiuta di assegnarmi incarichi nella gestione multimediale, in modo assolutamente immotivato. Sugli incarichi di gestione multimediale retrocederà soltanto di fronte alla minaccia di cause legali e alla mobilitazione di buona parte dei colleghi.
Che riflessioni trarre da questa catena di eventi:
- Il dissenso è visto come un pericolo. Di fronte alla protesta o alle prese di posizione pubbliche, gli argomenti non contano più nulla: conta soltanto la minaccia all’ordine costituito. Non importa se tale ordine non è supportato da una legislazione coerente e da ragioni valide nel campo didattico e pedagogico.
  • I dirigenti scolastici si sentono attaccati e reagiscono con autoritarismo e spirito corporativo. Tanto poco si sentono tutelati dai loro organismi superiori, tanto più attaccano i loro sottoposti, facendo vedere chi comanda.
  • Le autorità istituzionali (USR, UST, Ministero in senso ampio) si tengono ben alla larga dal fare chiarezza, preferendo appoggiarsi all’autonomia dirigenziale, come alibi.
  • Pochi docenti si rendono conto del pericolo di un sistema che non prevede forme di equilibrio e di gradi di appello, di fronte a sanzioni disciplinari o abuso di potere. Un sistema che incardini nel Dirigente Scolastico chi emette l’accusa e chi eroga la sanzione, senza possibilità di appello ad un organo superiore, contiene enormi pericoli, per la discrezionalità e le possibili distorsioni e ritorsioni che tutto ciò permette.
  • Nonostante alcune sentenze indichino che i poteri Dirigenziali nel campo scolastico non possono eccedere alcuni livelli, vi è un enorme pericolo dietro l’assoluta personalizzazione dell’autorità e dei suoi aspetti sanzionatori.
  • Attualmente i ricorsi contro provvedimenti dirigenziali sono possibili soltanto in sede giudiziaria (giudice del lavoro, giudice di pace, TAR, ecc.). I costi di tali procedimenti e la loro tempistica rendono pressoché proibitiva tale strada per la maggior parte dei docenti, se non attraverso un patrocinio legale da parte di un sindacato che ne assuma i costi ed i rischi.
Riflessioni finali: Non saranno certo né le sanzioni disciplinari, né gli obblighi di servizio a far trionfare l’INVALSI nella pratica pedagogica, né a decretarne il suo annullamento.
Vi saranno modifiche sostanziali dell’attuale quadro scolastico solamente quando si salderanno le “buone pratiche”, l’analisi critica e la coscienza collettiva di docenti e genitori, inserite in decisioni politiche coerenti.
Purtroppo i segnali che provengono dalla politica, attraverso l’approvazione frettolosa del sistema nazionale di valutazione e la proposta di legge delega avanzata la scorsa settimana in merito alla governance scolastica, vanno in direzione assolutamente contraria a quanto da noi auspicato.


http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2013/11/25/vivalascuola-155/