Quello delle teste di Modigliani fu un colossale scherzo, uno dei più riusciti della storia del nostro Paese. Oggi è stato superato dalla relazione scritta dalla Commissione di studio sulle problematiche afferenti alle Università Telematiche, istituita con CM 429 del 3 giugno 2013.
Composta dai professori Stefano Liebman (Università Bocconi), Marco Mancini (Università della Tuscia-Viterbo e Presidente CRUI fino al 4.8.2013) e dalla Dott.ssa Marcella Gargano, Vice Capo di Gabinetto del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca scientifica, il lavoro della Commissione si è concentrato solamente su una ricostruzione normativa sulla materia d’oggetto d’analisi prima e su alcune audizioni in secondo tempo.
Ciò che lascia sbigottiti, e che fa pensare ad una burla sul modello di quella delle teste di Modigliani, da parte del MIUR, è che gli esperti chiamati a redigere la relazione sulle presunte criticità delle Università telematiche, abbiano invece dimostrato di non conoscere del tutto, o in parte, leggi e regolamenti che governano il sistema universitario italiano. L’Università Niccolò Cusano ritiene perciò, se non fosse una burla, estremamente lacunoso e superficiale il lavoro della stessa Commissione. Tralasciando gli evidenti conflitti di interessi riguardanti la composizione della Commissione stessa, e soprassedendo sull’opportunità che un relazione di tale importanza sia stata prima affidata alla stampa (ne parlava ieri Corrado Zunino su La Repubblica) che ai diretti interessati oggetto dell’analisi (le stesse Università), è bene sottolineare come nessuno, dalla suddetta Commissione, si sia mai preso la briga di ascoltare rappresentanti, professori, ricercatori o studenti dell’Università Niccolò Cusano o di visitarne la sede. L’Unicusano è un campus universitario di 16.500 mq circondato da 6 ettari di parco verde, con aule multimediali, biblioteca e sale lettura, mensa, bar, palestra e una foresteria da 260 posti letto per gli studenti fuori sede. In poche parole, quella della Commissione è una relazione “realizzata a distanza” su quello che viene definito superficialmente insegnamento a distanza, e che nel caso dell’Unicusano, rappresenta solo un aspetto dell’attività didattica, erogata quotidianamente anche in presenza come in ogni università tradizionale pubblica, nelle aule del proprio Ateneo.
È evidentemente utile ricordare dunque, agli esperti della Commissione, che le Università telematiche hanno già da anni gli stessi obblighi delle università pubbliche non statali, sia per quanto riguarda l’attivazione dei corsi di laurea (numero di professori, ricercatori e tutor, questi ultimi assenti nelle Università convenzionali, per anno accademico), sia per quanto concerne l’attività di ricerca. Non si comprende dunque, se non ritenendola null’altro che una burla in tutto e per tutto simile a quella delle teste di Modigliani, la relazione di una Commissione che suggerisce, a fronte di presunte criticità, soluzioni già largamente previste dalla L. 240/2010, citata più volte dalla stessa Commissione. A questo proposito, è veramente surreale dover ricordare ad una Commissione che propone di istituire l’obbligo dell’attività di ricerca per le telematiche, obbligo già previsto per legge, che ad esempio, l’attività di ricerca dell’Unicusano è stata valutata ed inserita nella VQR (il progetto di Valutazione della Qualità della Ricerca) dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) al 60° posto in Italia, prima delle altre Università telematiche ma davanti anche a tantissimi Atenei convenzionali, pubblici e non. Com’è stato possibile dunque valutare un’attività di ricerca che secondo gli esperti della Commissione non viene realizzata o non esiste, o peggio non avrebbe “modalità di valutazione” ?
Proprio per quanto riguarda l’attività di ricerca, senza aspettare le indicazioni della Commissione del MIUR, l’Università Niccolò Cusano ha già investito i propri fondi nella creazione di un laboratorio di ricerca di ingegneria progettato per essere in grado di competere a livello nazionale ed europeo e che rispettando l’originale anima telematica dell’Unicusano, permetterà attraverso macchinari e strumenti altamente innovativi, di svolgere attività didattiche, ricerche o tesi sperimentali, anche a distanza. Immaginate quanto sarà semplice farlo in presenza.
Supera ogni fantasia poi l’idea che i laureati delle telematiche possano subire una verifica ex post, come suggerito dalla Commissione stessa. L’idea non è peregrina per paura che i laureati Unicusano risultino meno preparati di quelli delle università tradizionali (anzi, se è una sfida, è ben accetta), quanto per una importante considerazione che la Commissione sembra dimenticare (ancora una burla?): professori e ricercatori delle Università telematiche sono tali dopo aver vinto concorsi pubblici, sono frutto di una selezione del sistema universitario italiano, non di una selezione fantasiosa dell’Unicusano. Non sono, in sostanza, professori o ricercatori extraterrestri sbarcati da chissà quale pianeta esterno al sistema solare dell’università italiana. Dunque, delle due l’una: o la selezione pubblica di professori e ricercatori è fallace e il sistema generale da rivedere, o la Commissione ritiene che dopo aver vinto concorsi pubblici, professori, associati e ricercatori chiamati a lavorare nelle telematiche perdano improvvisamente il loro smalto e non siano più in grado di svolgere il lavoro per il quale sono stati riconosciuti i migliori.
Le verifiche svolte dal Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario (CNVSU), scrive ancora la stessa Commissione, hanno riportato risultati complessivamente positivi, nonostante il rilievo di alcune criticità, che per l’Unicusano, riguarderebbero l’eccessivo ricorso a personale a tempo determinato, un forte squilibrio tra numero dei ricercatori e numero dei professori, di quello dei tutors, il numero dei laureati e il limitato svolgimento delle attività di ricerca. Si tratta di affermazioni di un certo peso, su cui vale la pena soffermarsi. Come già ricordato in precedenza, il numero di professori, associati e ricercatori necessario per ogni anno accademico e per ogni corso di laurea è stabilito per legge, così come il loro inquadramento contrattuale, tanto per le Università tradizionali quanto per le Telematiche. La burla della Commissione raggiunge davvero il massimo nei dati pubblicati in merito al numero dei laureati all’Unicusano. Se ne cita in tabella uno. Sarebbe bastata una semplice visita durante una delle sessioni di laurea per riscontrare con i propri occhi l’assurdità di tale affermazione. Al limite una telefonata per richiedere i dati relativi ad ogni corso di laurea. Nell’anno accademico riportato dalla Commissione, 2012-2013, i laureati Unicusano sono stati 1.012.
La “spiritosa” Commissione scrive ancora che gli studenti delle Telematiche siano in calo dopo “l’approvazione dell’art. 14, comma 1, della L. 240/2010 che ha ridotto a soli 12 CFU le esperienze pregresse acquisite da personale in convenzione con l’Ateneo”. I dati dell’Unicusano smentiscono clamorosamente, ancora una volta queste conclusioni: solo nell’AA 2012/2013 le iscrizioni registrano un trend in crescita, in alcuni casi, anche del 61%. La speranza dell’Unicusano è che si arrivi all’abolizione totale del riconoscimento dei CFU per le esperienze lavorative, dunque è incomprensibile il motivo per cui una semplice riduzione avrebbe dovuto danneggiare un’Università che guarda all’eccellenza e non propone scorciatoie di sorta ai suoi studenti.
La stessa Commissione poi parla di finanziamenti pubblici per le Università Telematiche private. A questo proposito, è doveroso ricordare che l’Università Niccolò Cusano, per sua scelta, non usufruisce di alcun finanziamento pubblico, ma al contrario, attraverso il contributo fiscale dei suoi studenti (la Tassa Regionale per il Diritto allo Studio), fa incassare alla regione Lazio circa 1.600.000 euro l’anno a favore dell’Azienda per il Diritto agli Studi Universitari. La realtà dura e pura è che gli studenti dell’Unicusano aiutano l’intero sistema universitario pur non ricevendone nulla in cambio.
In conclusione, lascia esterrefatti la sicurezza con cui la Commissione giudica meno preparati i laureati presso le Università telematiche rispetto a quelli delle convenzionali. Quali sono i parametri e i criteri di valutazione attraverso i quali la Commissione è giunta a tali considerazioni? Nessuno studente dell’Unicusano è stato mai valutato dagli esperti della Commissione. Si tratta in realtà di un assunto offensivo, e più che un giudizio frutto di un’analisi scientifica, sembra di essere di fronte alla manifestazione più evidente di un antico pregiudizio nei confronti di coloro che scelgono di laurearsi presso le Università Telematiche. Con lo stesso criterio e metro di valutazione, bisognerebbe allora chiedere agli esperti della Commissione che valore abbiano i titoli di laurea conseguiti in Università convenzionali, dunque in presenza, senza obbligo di frequenza dei corsi. Evidentemente è sconosciuta agli esperti della Commissione la realtà che vivono sulla propria pelle ogni giorno milioni di studenti italiani (quelli la cui preparazione viene definita indubbiamente migliore rispetto a quella degli studenti delle telematiche) che non frequentano le aule del proprio Ateneo per diversi motivi, tra cui la fatiscenza delle strutture, che non hanno nessuno tipo di interazione con i propri professori e che arrivano a conseguire un titolo di laurea recandosi in facoltà solo per sostenere gli esami.
Impossibile ritenere attendibile dunque, e non uno scherzo, una relazione che pretende di analizzare il “sistema delle Telematiche” invece che valutare singolarmente ogni realtà. In un sistema universitario eterogeneo, esistono inevitabilmente esempi di eccellenza, come l’Unicusano, e realtà di livello qualitativo diverso. La generalizzazione provoca errori macroscopici, tanto è vero che le classifiche nazionali ed internazionali sulle Università, valutano ogni singolo Ateneo in base al suo valore, non su un’idea di base del sistema universitario di un dato paese.
Quella che la Commissione avrebbe dovuto fornire ai cittadini è un’informazione corretta frutto di un’analisi attenta, non una sintesi sbrigativa e superficiale di una realtà complessa. Si tratta senza dubbio quindi di uno scherzo, perché la ricerca scientifica, come la Commissione di esperti certamente saprà, si fonda su ben altri metodi di lavoro.
L’Unicusano aspetta dunque di conoscere l’autore della burla, come avvenne nel caso dei simpatici ragazzi livornesi protagonisti della beffa delle teste di Modigliani, o di strappare il cielo di carta del teatrino, per dirla con Pirandello. Saranno seppellite le Università telematiche, come scrive La Repubblica, o una sonora risata seppellirà questa relazione?
http://www.unicusano.it/news/una-nuova-burla-delle-teste-di-modigliani-la-relazione-a-distanza-sulle-universita-telematiche
Composta dai professori Stefano Liebman (Università Bocconi), Marco Mancini (Università della Tuscia-Viterbo e Presidente CRUI fino al 4.8.2013) e dalla Dott.ssa Marcella Gargano, Vice Capo di Gabinetto del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca scientifica, il lavoro della Commissione si è concentrato solamente su una ricostruzione normativa sulla materia d’oggetto d’analisi prima e su alcune audizioni in secondo tempo.
Ciò che lascia sbigottiti, e che fa pensare ad una burla sul modello di quella delle teste di Modigliani, da parte del MIUR, è che gli esperti chiamati a redigere la relazione sulle presunte criticità delle Università telematiche, abbiano invece dimostrato di non conoscere del tutto, o in parte, leggi e regolamenti che governano il sistema universitario italiano. L’Università Niccolò Cusano ritiene perciò, se non fosse una burla, estremamente lacunoso e superficiale il lavoro della stessa Commissione. Tralasciando gli evidenti conflitti di interessi riguardanti la composizione della Commissione stessa, e soprassedendo sull’opportunità che un relazione di tale importanza sia stata prima affidata alla stampa (ne parlava ieri Corrado Zunino su La Repubblica) che ai diretti interessati oggetto dell’analisi (le stesse Università), è bene sottolineare come nessuno, dalla suddetta Commissione, si sia mai preso la briga di ascoltare rappresentanti, professori, ricercatori o studenti dell’Università Niccolò Cusano o di visitarne la sede. L’Unicusano è un campus universitario di 16.500 mq circondato da 6 ettari di parco verde, con aule multimediali, biblioteca e sale lettura, mensa, bar, palestra e una foresteria da 260 posti letto per gli studenti fuori sede. In poche parole, quella della Commissione è una relazione “realizzata a distanza” su quello che viene definito superficialmente insegnamento a distanza, e che nel caso dell’Unicusano, rappresenta solo un aspetto dell’attività didattica, erogata quotidianamente anche in presenza come in ogni università tradizionale pubblica, nelle aule del proprio Ateneo.
È evidentemente utile ricordare dunque, agli esperti della Commissione, che le Università telematiche hanno già da anni gli stessi obblighi delle università pubbliche non statali, sia per quanto riguarda l’attivazione dei corsi di laurea (numero di professori, ricercatori e tutor, questi ultimi assenti nelle Università convenzionali, per anno accademico), sia per quanto concerne l’attività di ricerca. Non si comprende dunque, se non ritenendola null’altro che una burla in tutto e per tutto simile a quella delle teste di Modigliani, la relazione di una Commissione che suggerisce, a fronte di presunte criticità, soluzioni già largamente previste dalla L. 240/2010, citata più volte dalla stessa Commissione. A questo proposito, è veramente surreale dover ricordare ad una Commissione che propone di istituire l’obbligo dell’attività di ricerca per le telematiche, obbligo già previsto per legge, che ad esempio, l’attività di ricerca dell’Unicusano è stata valutata ed inserita nella VQR (il progetto di Valutazione della Qualità della Ricerca) dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) al 60° posto in Italia, prima delle altre Università telematiche ma davanti anche a tantissimi Atenei convenzionali, pubblici e non. Com’è stato possibile dunque valutare un’attività di ricerca che secondo gli esperti della Commissione non viene realizzata o non esiste, o peggio non avrebbe “modalità di valutazione” ?
Proprio per quanto riguarda l’attività di ricerca, senza aspettare le indicazioni della Commissione del MIUR, l’Università Niccolò Cusano ha già investito i propri fondi nella creazione di un laboratorio di ricerca di ingegneria progettato per essere in grado di competere a livello nazionale ed europeo e che rispettando l’originale anima telematica dell’Unicusano, permetterà attraverso macchinari e strumenti altamente innovativi, di svolgere attività didattiche, ricerche o tesi sperimentali, anche a distanza. Immaginate quanto sarà semplice farlo in presenza.
Supera ogni fantasia poi l’idea che i laureati delle telematiche possano subire una verifica ex post, come suggerito dalla Commissione stessa. L’idea non è peregrina per paura che i laureati Unicusano risultino meno preparati di quelli delle università tradizionali (anzi, se è una sfida, è ben accetta), quanto per una importante considerazione che la Commissione sembra dimenticare (ancora una burla?): professori e ricercatori delle Università telematiche sono tali dopo aver vinto concorsi pubblici, sono frutto di una selezione del sistema universitario italiano, non di una selezione fantasiosa dell’Unicusano. Non sono, in sostanza, professori o ricercatori extraterrestri sbarcati da chissà quale pianeta esterno al sistema solare dell’università italiana. Dunque, delle due l’una: o la selezione pubblica di professori e ricercatori è fallace e il sistema generale da rivedere, o la Commissione ritiene che dopo aver vinto concorsi pubblici, professori, associati e ricercatori chiamati a lavorare nelle telematiche perdano improvvisamente il loro smalto e non siano più in grado di svolgere il lavoro per il quale sono stati riconosciuti i migliori.
Le verifiche svolte dal Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario (CNVSU), scrive ancora la stessa Commissione, hanno riportato risultati complessivamente positivi, nonostante il rilievo di alcune criticità, che per l’Unicusano, riguarderebbero l’eccessivo ricorso a personale a tempo determinato, un forte squilibrio tra numero dei ricercatori e numero dei professori, di quello dei tutors, il numero dei laureati e il limitato svolgimento delle attività di ricerca. Si tratta di affermazioni di un certo peso, su cui vale la pena soffermarsi. Come già ricordato in precedenza, il numero di professori, associati e ricercatori necessario per ogni anno accademico e per ogni corso di laurea è stabilito per legge, così come il loro inquadramento contrattuale, tanto per le Università tradizionali quanto per le Telematiche. La burla della Commissione raggiunge davvero il massimo nei dati pubblicati in merito al numero dei laureati all’Unicusano. Se ne cita in tabella uno. Sarebbe bastata una semplice visita durante una delle sessioni di laurea per riscontrare con i propri occhi l’assurdità di tale affermazione. Al limite una telefonata per richiedere i dati relativi ad ogni corso di laurea. Nell’anno accademico riportato dalla Commissione, 2012-2013, i laureati Unicusano sono stati 1.012.
La “spiritosa” Commissione scrive ancora che gli studenti delle Telematiche siano in calo dopo “l’approvazione dell’art. 14, comma 1, della L. 240/2010 che ha ridotto a soli 12 CFU le esperienze pregresse acquisite da personale in convenzione con l’Ateneo”. I dati dell’Unicusano smentiscono clamorosamente, ancora una volta queste conclusioni: solo nell’AA 2012/2013 le iscrizioni registrano un trend in crescita, in alcuni casi, anche del 61%. La speranza dell’Unicusano è che si arrivi all’abolizione totale del riconoscimento dei CFU per le esperienze lavorative, dunque è incomprensibile il motivo per cui una semplice riduzione avrebbe dovuto danneggiare un’Università che guarda all’eccellenza e non propone scorciatoie di sorta ai suoi studenti.
La stessa Commissione poi parla di finanziamenti pubblici per le Università Telematiche private. A questo proposito, è doveroso ricordare che l’Università Niccolò Cusano, per sua scelta, non usufruisce di alcun finanziamento pubblico, ma al contrario, attraverso il contributo fiscale dei suoi studenti (la Tassa Regionale per il Diritto allo Studio), fa incassare alla regione Lazio circa 1.600.000 euro l’anno a favore dell’Azienda per il Diritto agli Studi Universitari. La realtà dura e pura è che gli studenti dell’Unicusano aiutano l’intero sistema universitario pur non ricevendone nulla in cambio.
In conclusione, lascia esterrefatti la sicurezza con cui la Commissione giudica meno preparati i laureati presso le Università telematiche rispetto a quelli delle convenzionali. Quali sono i parametri e i criteri di valutazione attraverso i quali la Commissione è giunta a tali considerazioni? Nessuno studente dell’Unicusano è stato mai valutato dagli esperti della Commissione. Si tratta in realtà di un assunto offensivo, e più che un giudizio frutto di un’analisi scientifica, sembra di essere di fronte alla manifestazione più evidente di un antico pregiudizio nei confronti di coloro che scelgono di laurearsi presso le Università Telematiche. Con lo stesso criterio e metro di valutazione, bisognerebbe allora chiedere agli esperti della Commissione che valore abbiano i titoli di laurea conseguiti in Università convenzionali, dunque in presenza, senza obbligo di frequenza dei corsi. Evidentemente è sconosciuta agli esperti della Commissione la realtà che vivono sulla propria pelle ogni giorno milioni di studenti italiani (quelli la cui preparazione viene definita indubbiamente migliore rispetto a quella degli studenti delle telematiche) che non frequentano le aule del proprio Ateneo per diversi motivi, tra cui la fatiscenza delle strutture, che non hanno nessuno tipo di interazione con i propri professori e che arrivano a conseguire un titolo di laurea recandosi in facoltà solo per sostenere gli esami.
Impossibile ritenere attendibile dunque, e non uno scherzo, una relazione che pretende di analizzare il “sistema delle Telematiche” invece che valutare singolarmente ogni realtà. In un sistema universitario eterogeneo, esistono inevitabilmente esempi di eccellenza, come l’Unicusano, e realtà di livello qualitativo diverso. La generalizzazione provoca errori macroscopici, tanto è vero che le classifiche nazionali ed internazionali sulle Università, valutano ogni singolo Ateneo in base al suo valore, non su un’idea di base del sistema universitario di un dato paese.
Quella che la Commissione avrebbe dovuto fornire ai cittadini è un’informazione corretta frutto di un’analisi attenta, non una sintesi sbrigativa e superficiale di una realtà complessa. Si tratta senza dubbio quindi di uno scherzo, perché la ricerca scientifica, come la Commissione di esperti certamente saprà, si fonda su ben altri metodi di lavoro.
L’Unicusano aspetta dunque di conoscere l’autore della burla, come avvenne nel caso dei simpatici ragazzi livornesi protagonisti della beffa delle teste di Modigliani, o di strappare il cielo di carta del teatrino, per dirla con Pirandello. Saranno seppellite le Università telematiche, come scrive La Repubblica, o una sonora risata seppellirà questa relazione?
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