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Regolarità e Trasparenza nella Scuola       ( R.T.S. )

Regolarità e Trasparenza nella Scuola ( R.T.S. )

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Pubblicato da Aldo Domenico Ficara in data febbraio 25, 2014
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Dopo la fine delle lezioni gli insegnanti non devono rimanere a scuola per fare le belle statuine

Prendiamo in considerazione il contenuto della Nota Miur n. 1972 del 30.06.1980 che dice: "in contrasto con il sistema previsto dai D.P.R. 31 maggio 1974, n. 416 e D.P.R. 31 maggio 1974, n. 417 l'imposizione di obblighi di semplice presenza nella scuola che non siano dipendenti da iniziative programmate. E attivate e rispondenti a reali esigenze delle singole scuole. Si tratterebbe infatti di presenza puramente formale che, in tal caso, non terrebbe conto della peculiare caratteristica dell'istruzione scolastica. Che si differenzia dai normali uffici proprio per l'interruzione della propria prevalente attività prevista dal calendario scolastico".  
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Recalcati: Insegnare davanti ad uno schermo significa non indietreggiare di fronte alle avversità del reale

"Se i nostri ragazzi non hanno potuto beneficiare di una didattica in presenza nel corso di quest’anno, se hanno perduto una quantità di ore e di nozioni significative e di possibilità di relazioni, questo non significa affatto che siano di fronte all’irreparabile. Il lamento non ha mai fatto crescere nessuno, anzi tendenzialmente promuove solo un arresto dello sviluppo in una posizione infantilmente recriminatoria. Insegnare davanti ad uno schermo significa non indietreggiare di fronte alla necessità di trovare un nuovo adattamento imposto dalle avversità del reale testimoniando che la formazione non avviene mai sotto la garanzia dell’ideale, ma sempre controvento, con quello che c’è e non con quello che dovrebbe essere e non c’è. Si tratta di una lezione nella lezione che i nostri figli dovrebbero fare propria, evitando di reiterare a loro volta la lamentazione dei loro genitori.  Non ci sarà nessuna generazione Covid a meno che gli adulti e, soprattutto, gli educatori non insis
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Scuola: Pensare al programma mentre fuori c'è una pandemia è come pensare a lucidare le maniglie mentre la nave va giù

di Enrico Galiano "Credo dovremmo smetterla. Per un po', non tanto: giusto per un po'. Li guardavo, l'altro giorno. Zitti, composti, bravi come non mai. In seconda media c'è qualcosa di strano se stanno zitti e composti tutto il giorno. A dire il vero, in seconda media ti devi allarmare, ma sul serio, se non ne combinano una ogni cinque minuti. Poi ho capito, o meglio me ne sono reso conto solo adesso: non sono diventati bravi: sono diventati tristi. Credo dovremmo smetterla. Per un po', non tanto: giusto per un po'. Smetterla di fare come se nulla fosse. Dritti come treni, noi. Il programma il programma il programma (qualsiasi cosa voglia dire). Le verifiche le verifiche le verifiche. Eh ma sul registro ho pochi voti! Devo ancora finire il programma dell'anno scorso! Non so. C'è qualcosa di sbagliato, in tutto questo. O no? Pensare al programma mentre fuori c'è una pandemia, con le sirene dell'ambulanza che ti passano sotto mentre spieghi
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