TESTO INTERVENTO GIORNATA ASCOLTO PD 10.03.2014


Se davvero la Scuola è la priorità del prossimo Governo, bisogna  restituire la scuola ai docenti, liberando e valorizzando realmente le energie – tante e finora ignorate – che la Scuola italiana ha già al suo interno.

 

Occorre un rapidissimo cambio di mentalità, a cominciare dalla valutazione del servizio dei docenti: molti di loro, di noi hanno curricula di tutto rispetto, con pubblicazioni, collaborazioni con Facoltà universitarie ed Associazioni culturali, oltre ad essere autentiche risorse per gli Istituti presso i quali lavorano (funzioni strumentali, membri di varie Commissioni, ecc…).

E’ urgente che queste voci da subito si affianchino all’anzianità di servizio, finora l’unico, anacronistico meccanismo di “carriera” (?!) per la scuola.

Non è il caso di inventarsi strabilianti novità: basta vedere chi fa cosa (vd. Considerazioni su tabelle valutazioni titoli, in Nuova Secondaria, 15.06.2013)

Il come, poi, è un altro discorso: che deve, però, essere affrontato anche questo da persone di scuola, non da valutatori esterni.

Nessuno penserebbe di far valutare il lavoro di un medico da altri che medico non sia: perché per gli insegnanti dovrebbe essere diverso? E’ all’interno della professione che devono essere reperiti i valutatori.

La Scuola va restituita a chi ci lavora dentro: quanti docenti occupano posizioni di rilievo a livello ministeriale, negli USR o negli USP? Quanti, invece, di costoro provengono da mondi sideralmente lontani dalla scuola?

Va, quindi, immediatamente ripensata tutta la politica di reclutamento concorsuale a tutti i livelli,  sia dei docenti che dei DS che dei DT.
 

 

Facciamo un bilancio del recente passato: la gestione degli ultimi concorsi si è rivelata assolutamente fallimentare ed indegna di un Paese civile, con contenziosi – anche penali – tuttora in atto e situazioni al di là dell’assurdo: vd. la situazione del concorso DS in Lombardia e in Campania, ora anche in Toscana; vd. la macchinosità e l’assoluta inefficacia di quello per DT, durato sei anni!!).

Tempi del genere ci squalificano agli occhi dell’opinione pubblica, per non parlare dell’Europa! Concorsi infarciti di irregolarità, brogli, “pastette” di vario genere devono appartenere ad un passato da rimuovere al più presto.

 

Anche la Scuola va anzitutto liberata da una burocrazia ipertrofica che da troppo tempo la sta asfissiando: deteniamo il record europeo per numero di leggi in materia scolastica; continuiamo a procedere per “circolari” e “verbali”, termini intraducibili in altre lingue; continuiamo a scrivere “atti di indirizzo” e favolose “programmazioni” che pochi leggono e quasi nessuno attua.

La “scuola dell’autonomia”, nata con le migliori intenzioni alla fine degli anni Novanta, non ha modificato – anzi, forse, a conti fatti  ha persino peggiorato –la situazione!

 

Smettiamola una buona volta con la creazione di falsi problemi!

Un esempio per tutti, la riduzione a quattro anni delle Superiori con la bufala che ce lo chiede l’Europa! Non è assolutamente vero, come sa bene chi si prende il disturbo di verificare a quanti anni altrove si concludono gli studi superiori: la situazione è oltremodo diversificata.

Eppoi, perché si tira in balla l’Europa sempre e solo a sproposito e non si fanno allora confronti a tutto campo?! A cominciare dal carico di responsabilità (culpa in vigilando e culpa in educando) che grava sui docenti italiani a differenza dei colleghi di altri Paesi per proseguire con la vergognosa disparità di trattamento economico – di cui solo ora sembra ci si sia timidamente accorti! –, con l’assenza – da noi, ma non altrove– di una carriera all’interno della professione docente, coi diversi meccanismi di reclutamento del personale docente e, soprattutto, dirigente: e l’elenco potrebbe continuare a lungo e farebbe emergere una situazione deplorevole, da Cenerentola, della scuola italiana rispetto a quella “europea”!

Affrontiamo i problemi veri, quelli drammaticamente urgenti, che si trascinano da troppo tempo e che richiedono buon senso, buona volontà, sincerità di intenti per rendere la scuola il luogo di formazione e di crescita intellettuale e morale delle nuove generazioni. Una volta si voleva “lo star bene a scuola”, per tutti, alunni ed insegnanti: che ne è stato di quelle idee e di quella stagione?

Il processo di mortificazione sistematica della professione docente – particolarmente aggressivo ed accelerato nell’ultimo quinquennio – è iniziato proprio dall’esautorare gli insegnanti da qualunque ruolo decisionale: mai sono, siamo stati consultati su riforme cadute dall’alto, molte velleitarie (vd. l’insegnamento l’ultimo anno delle Superiori di una materia in lingua diversa dall’italiano) e molte per nulla coerenti con quell’Europa dentro la quale siamo.

Le conseguenze di ciò sono evidenti: una retribuzione vergognosa (siamo al penultimo posto dell’Europa) e uno scarsissimo credito sociale, fomentando anzi da parte di chi ha responsabilità politiche e di non pochi organi di informazione una campagna di ostilità contro i docenti “fannulloni”, che lavorano “solo” 18 ore alla settimana e fanno tre mesi di ferie all’anno;  una condizione paludosa, anzi da sabbie mobili, della professione, che non prevede – unici in Europa! – nessuna progressione di carriera; l’assoluta mancanza di appeal che, infine, tale “mestiere” ha per le giovani generazioni, sempre meno motivate ad intraprendere un percorso di studi accidentato e per nulla lineare, che si conclude – forse! – con la  nomina a tempo indeterminato oltre i quaranta anni! (età media dei partecipanti all’ultimo concorso a cattedre: 38 anni. Per forza, allora, siamo la classe docente più anziana d’Europa!).

Se la Scuola è davvero una priorità, cominciamo bene e davvero, una volta tanto, prioritariamente da lei.

Dopo aver tentato di trasformare gli Istituti scolastici in pseudo-aziende, i Presidi in pseudo-manager, i docenti in pseudo-impiegati e gli studenti in pseudo-utenti, o peggio, psuedo-clienti, è ora di abbandonare queste demenze pseudo-economicistiche che nulla hanno a che spartire con l’educazione,  l’insegnamento-apprendimento, e la cultura e far iniziare il futuro della Scuola Italiana del Terzo Millennio partendo proprio da queste tre, irrinunciabili componenti : educazione, insegnamento-apprendimento, cultura.

E, soprattutto,  dando a chi nella scuola lavora la concreta facoltà  di cambiare – sensatamente in meglio– la nostra Scuola.

 

                                                                 Stefano CASARINO

                                                       Responsabile Scuola PD Mondovì

                                                           stefano_casarino@tiscali.it