Se
davvero la Scuola è la priorità del prossimo Governo, bisogna restituire la scuola ai docenti, liberando
e valorizzando realmente le energie – tante e finora ignorate – che la Scuola
italiana ha già al suo interno.
Occorre
un rapidissimo cambio di mentalità, a cominciare dalla valutazione del
servizio dei docenti: molti di loro, di noi hanno curricula di tutto rispetto, con pubblicazioni, collaborazioni con
Facoltà universitarie ed Associazioni culturali, oltre ad essere autentiche
risorse per gli Istituti presso i quali lavorano (funzioni strumentali, membri
di varie Commissioni, ecc…).
E’
urgente che queste voci da subito si affianchino all’anzianità di servizio,
finora l’unico, anacronistico meccanismo di “carriera” (?!) per la scuola.
Non
è il caso di inventarsi strabilianti novità: basta vedere chi fa cosa
(vd. Considerazioni su tabelle
valutazioni titoli, in Nuova
Secondaria, 15.06.2013)
Il come, poi, è un altro
discorso: che deve, però, essere affrontato anche questo da persone di scuola, non
da valutatori esterni.
Nessuno penserebbe di far
valutare il lavoro di un medico da altri che medico non sia: perché per gli
insegnanti dovrebbe essere diverso? E’ all’interno della professione che
devono essere reperiti i valutatori.
La
Scuola va restituita a chi ci lavora dentro: quanti docenti
occupano posizioni di rilievo a livello ministeriale, negli USR o negli USP?
Quanti, invece, di costoro provengono da mondi sideralmente lontani dalla
scuola?
Va,
quindi, immediatamente ripensata tutta la politica di reclutamento concorsuale a
tutti i livelli, sia dei docenti che
dei DS che dei DT.
Facciamo
un bilancio del recente passato: la gestione degli ultimi concorsi si è
rivelata assolutamente fallimentare ed indegna di un Paese civile, con
contenziosi – anche penali – tuttora in atto e situazioni al di là
dell’assurdo: vd. la situazione del concorso DS in Lombardia e in Campania, ora
anche in Toscana; vd. la macchinosità e l’assoluta inefficacia di quello per
DT, durato sei anni!!).
Tempi
del genere ci squalificano agli occhi dell’opinione pubblica, per non parlare
dell’Europa! Concorsi infarciti di irregolarità, brogli, “pastette” di vario
genere devono appartenere ad un passato da rimuovere al più presto.
Anche
la Scuola va anzitutto liberata da una burocrazia ipertrofica che da
troppo tempo la sta asfissiando: deteniamo il record europeo per numero di
leggi in materia scolastica; continuiamo a procedere per “circolari” e “verbali”,
termini intraducibili in altre lingue; continuiamo a scrivere “atti di
indirizzo” e favolose “programmazioni” che pochi leggono e quasi nessuno attua.
La
“scuola dell’autonomia”, nata con le migliori intenzioni alla fine degli anni
Novanta, non ha modificato – anzi, forse, a conti fatti ha persino peggiorato –la situazione!
Smettiamola
una buona volta con la creazione di falsi problemi!
Un
esempio per tutti, la riduzione a quattro anni delle Superiori con la bufala
che ce lo chiede l’Europa! Non è assolutamente vero, come sa bene chi si prende
il disturbo di verificare a quanti anni altrove si concludono gli studi
superiori: la situazione è oltremodo diversificata.
Eppoi, perché si tira
in balla l’Europa sempre e solo a sproposito e non si fanno allora confronti a
tutto campo?! A cominciare dal carico di responsabilità (culpa in vigilando e culpa in educando) che
grava sui docenti italiani a differenza dei colleghi di altri Paesi per
proseguire con la vergognosa disparità di trattamento economico – di cui
solo ora sembra ci si sia timidamente accorti! –, con l’assenza – da noi, ma
non altrove– di una carriera all’interno della professione docente, coi
diversi meccanismi di reclutamento del personale docente e, soprattutto,
dirigente: e l’elenco potrebbe continuare a lungo e farebbe emergere una
situazione deplorevole, da Cenerentola, della scuola italiana rispetto a quella
“europea”!
Affrontiamo i problemi
veri, quelli drammaticamente urgenti, che si trascinano da troppo tempo e
che richiedono buon senso, buona volontà, sincerità di intenti
per rendere la scuola il luogo di formazione e di crescita intellettuale e
morale delle nuove generazioni. Una volta si voleva “lo star bene a scuola”,
per tutti, alunni ed insegnanti: che ne è stato di quelle idee e di quella
stagione?
Il processo di
mortificazione sistematica della professione docente – particolarmente
aggressivo ed accelerato nell’ultimo quinquennio – è iniziato proprio dall’esautorare
gli insegnanti da qualunque ruolo decisionale: mai sono, siamo stati
consultati su riforme cadute dall’alto, molte velleitarie (vd. l’insegnamento
l’ultimo anno delle Superiori di una materia in lingua diversa dall’italiano) e
molte per nulla coerenti con quell’Europa dentro la quale siamo.
Le conseguenze di ciò sono
evidenti: una retribuzione vergognosa (siamo al penultimo posto
dell’Europa) e uno scarsissimo credito sociale, fomentando anzi da parte
di chi ha responsabilità politiche e di non pochi organi di informazione una
campagna di ostilità contro i docenti “fannulloni”, che lavorano “solo” 18 ore
alla settimana e fanno tre mesi di ferie all’anno; una condizione paludosa, anzi da
sabbie mobili, della professione, che non prevede – unici in Europa! –
nessuna progressione di carriera; l’assoluta mancanza di appeal che, infine, tale “mestiere”
ha per le giovani generazioni, sempre meno motivate ad intraprendere un
percorso di studi accidentato e per nulla lineare, che si conclude – forse! – con
la nomina a tempo indeterminato oltre i
quaranta anni! (età media dei partecipanti all’ultimo concorso a cattedre:
38 anni. Per forza, allora, siamo la classe docente più anziana d’Europa!).
Se la Scuola è davvero una
priorità, cominciamo bene e davvero, una volta tanto, prioritariamente da
lei.
Dopo aver tentato di
trasformare gli Istituti scolastici in pseudo-aziende, i Presidi in pseudo-manager,
i docenti in pseudo-impiegati e gli studenti in pseudo-utenti, o
peggio, psuedo-clienti, è ora di abbandonare queste demenze pseudo-economicistiche
che nulla hanno a che spartire con l’educazione, l’insegnamento-apprendimento, e la cultura e
far iniziare il futuro della Scuola Italiana del Terzo Millennio partendo
proprio da queste tre, irrinunciabili componenti : educazione,
insegnamento-apprendimento, cultura.
E, soprattutto, dando a chi nella scuola lavora la concreta facoltà di cambiare – sensatamente in meglio– la nostra
Scuola.
Stefano
CASARINO
Responsabile Scuola
PD Mondovì
stefano_casarino@tiscali.it