In questi giorni di fine estate animati dalla fase B nelle immissioni in ruolo del personale docente, è partita la
prima delle due giornate dedicate alla didattica del Cinese-Mandarino nelle
scuole superiori italiane che la Direzione generale per gli Ordinamenti
scolastici ha organizzato insieme al Dipartimento "Istituto Italiano di
Studi orientali-ISO", della "Sapienza" Università degli studi di
Roma e dell'Istituto Confucio dello stesso ateneo (http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/avviso040915 ).
Le scuole italiane in cui si pratica l'insegnamento del Cinese, curriculare e
non, sfiorano le 150. Le
regioni in cui maggiormente lo studio della lingua è diffuso sono: l'Emilia
Romagna, la Lombardia, il Veneto. Regioni nelle quali, evidentemente, il
tessuto economico e produttivo sembra rispondere più velocemente al processo di
internazionalizzazione e apertura in atto. A conclusione delle due giornate,
nel corso delle quali saranno presentate anche esperienze di altri Paesi
europei, è prevista una tavola rotonda dedicata alla collaborazione tra le
scuole e gli Istituti Confucio, un organismo creato dall'Ufficio
"Hanban" del Ministero dell'Istruzione Cinese per la diffusione e la
conoscenza della lingua e della cultura cinese. A tal proposito si ricorda che fin
dall'antichità, la lingua cinese è sempre stata considerata un insieme di molti
dialetti, quindi c'è sempre stato bisogno di un idioma comune per eliminare le
distanze linguistiche (oltre a quelle territoriali) tra i vari popoli e
renderli più vicini tra loro. Dopo la costituzione della Repubblica cinese nel 1912,
fu più facile promuovere un linguaggio comune. All'inizio si provò ad
introdurre elementi da vari dialetti cinesi, oltre a quelli già esistenti del
dialetto di Pechino. Ma nel 1924 questo tentativo fu abbandonato e il dialetto
di Pechino diventò la fonte principale della pronuncia nazionale, grazie al
prestigio di questo dialetto fin dalla dinastia Qing. La Repubblica popolare
cinese, fondata nel 1949, continuò in questa direzione. Nel 1955, il mandarino
standard fu rinominato putonghua, "lingua comune". Studiare il Cinese Mandarino nelle scuole superiori di secondo grado italiane è una iniziativa lodevole, ma speriamo che non sia utile a future immissioni in ruolo nella lontana Cina
Aldo Domenico Ficara