Si riportano testualmente le quattro critiche rilevanti che la Fondazione muove al
modello della formazione iniziale degli insegnanti contenuto nella 107/15 sono
(http://www.fga.it/news/tutte-le-news/dettaglio/article/la-formazione-iniziale-degli-insegnanti-secondo-la-buona-scuola-un-modello-discutibile-553.html
):
·
Ci
allontana dall’Europa.
Il sistema proposto è strettamente "sequenziale": la teoria (sia
disciplinare sia pedagogica-didattica) viene sempre prima della pratica. I
momenti di effettiva pratica didattica nelle scuole sono previsti solo a
partire dal secondo anno del tirocinio. Finché l’aspirante insegnante è
all’università non fa alcuna pratica di insegnamento. Ciò è del tutto anomalo
rispetto al resto d’Europa, dove si è imposto un modello "parallelo"
con l’alternanza e l’integrazione di formazione teorica e formazione pratica
all’insegnamento, che cominciano già negli anni di università.
·
Non
distingue chiaramente abilitazione e assunzione. Un principio che deve restare
fondamentale per la scuola pubblica italiana è che abilitazione non significa
ancora assunzione (lo diceva anche il documento iniziale della Buona Scuola).
La confusione su questo punto è stata all’origine di tante criticità della
storia recente della scuola italiana (vedi questione Gae). Nel modello proposto
la distinzione tra abilitazione e assunzione nuovamente non è affatto
chiara, se non altro perché non si parla più esplicitamente di
“abilitazione” e non si comprende quando essa possa venire conseguita nel
percorso. Ma il timore è che abilitazione e assunzione possano coincidere.
·
Non
definisce modi e criteri della valutazione che portano all’assunzione a tempo
indeterminato.
Secondo il testo, al termine del percorso triennale di tirocinio, il candidato
sottoscrive un contratto a tempo indeterminato, a condizione di una “positiva
conclusione e valutazione”. Viene spontaneo chiedersi: a chi spetta una
decisione così importante? Con quale rigore ci si aspetta che questa
venga presa? Il testo è totalmente silente in merito. Si pensa forse di seguire
per analogia il modello di valutazione dell'anno di prova oggi adottato per i
neoassunti, fragile e poco rigoroso?
·
Dura
troppo. Il sistema
prevede che un insegnante si formi in 8 anni. Tenuto conto che in media un
laureato italiano consegue il titolo in 7 anni, gli anni totali per diventare
docente diventano 10. Decisamente troppi, anche alla luce di quel che
accade negli altri sistemi europei (ad esempio, il sistema tedesco, forse il
più lungo, può avere una durata al massimo di 6/7 anni. Inoltre, col sistema
proposto si posticipa eccessivamente il momento della scelta di una giovane di
diventare insegnante, che avviene di fatto alla conclusione della laurea
magistrale, rischiando di diventare una scelta "residuale", in
mancanza di meglio.