La valutazione del merito con
monetizzazione è un principio salutare anche per la Scuola italiana (strano ma
vero!) se non si muovesse dentro il recinto di un monopolio statale per
definizione lontano dalla meritocrazia, dalla responsabilità della libertà e
con le inevitabili contraddizioni sempre più evidenti. I criteri di
valutazione, decisi in buona sostanza dal solo Dirigente scolastico, sono dei
piccoli mostri che crescono. L’innesto della virtuosa competizione con il
Leviatano MIUR ha apportato un benefica quanto fugace brezza di libertà: una
speranza per i capaci e meritevoli; una lieve scapigliatura per i più
“sedentari”. Come era prevedibile attendersi, interiorizzate le “novità”, tutto
il sistema si sta riassestando come e “meglio” di prima. Insomma, il
Bonusmerito è il gattopardo della Buona Scuola! L’ennesima riforma che ha perso
l’occasione del cambiamento, rifiutando lo strumento del Buono-scuola, quello
vero, dove la libertà educativa si traduce in scelta libera delle famiglie. E
così, saranno contenti gli scioperanti che la volevano ancora più statalizzata
– se fosse possibile- e quelli che, invece, la sognavano più libera, avranno
confermato il loro sogno. Solo per fare un esempio- a latere dell’unica novità
degna di nota di questa ultima Riforma piovuta sulla scuola – nella scheda di
autovalutazione, quando c’è da compilare
a cura del docente, si può leggere che sarà incentivato se avrà partecipato e
accompagnato alunni nelle visite / gite scolastiche (attività fuori contratto
con importanti rischi annessi) oppure se avrà partecipato ad attività con
incarichi organizzativi e/o di gestione, anche molto oltre le ore previste nel
piano delle attività etc etc Insomma, molte deleghe della DS per le sue
funzioni. In tutto questo sforzo organizzativo e di iper progettazione, può
capitare benissimo che la figura del docente in classe risulti marginalizzata.
Infatti, le funzioni strumentali, vicari del dirigente,
commissioni/dipartimenti e derivazioni varie, già gratificate col FIS, sono
state e saranno incentivate per la stessa funzione anche col fondo
Bonus-merito. Quindi, il compenso meritocratico si è trasformato in buona
sostanza in un prolungamento del fondo d’istituto per colmare le ore prestate a
deficit, fuori dalla contrattazione integrativa con gli immanenti sindacati
come accade per il FIS. A questo punto è giusto il caso di domandarsi dove
siano finiti i punti nei quali si doveva valutare la professionalità tout
court, le competenze specifiche e trasversali dei docenti , la capacità di rilevare
i bisogni educativi degli alunni e strategie relative, la ricerca
psicopedagogica e i risultati in uscita! In aggiunta, l’affaire della
sacrosanta competitivitá, motore del meglio e del giusto, deve poi sempre fare
i conti con il Netto in busta paga: per i 200 milioni di euro stanziati dalla
Buona scuola per il merito, ben 102 milioni torneranno indietro grazie alle
accresciute entrate erariali e per la verità contabile dello Stato/Sostituto
d’imposta che non versa le tasse a se stesso. Va da sé, che è solo il netto che
conta ed anzi, oltre un certo tetto, lavorare di più è antieconomico e farlo
con residuale impegno non implica poi una così grande penalità!
Vorrei
concludere con un auspicio di trasparenza per provare ad innescare, nella
situazione data, il meccanismo virtuoso, ratio della 107 : che i DS pubblichino
i nominativi dei docenti destinatari del Merito senza fermarsi al solo “dato
aggregato”, come pure il singolo docente beneficiario. Infatti, nella ibrida situazione, brevemente
qui descritta, i dirigenti scolastici che premiano i meritevoli, non lo fanno prelevando dal loro personale
conto corrente! Questa, purtroppo, è la situazione in cui versa il nostro
sistema formativo, sprovvisto come è di quella «macchina di scoperta del nuovo,
da cui scegliere il meglio» che consiste nella competizione tra scuola e
scuola: il voucher ad ogni famiglia per la libertà educativa.
di Nicoletta di Giovanni- Dipartimento
“Scuola Libera”/ Rete Liberale