Migliaia di precari della scuola
aspettano da mesi di ricevere lo stipendio: si tratta dei supplenti cosiddetti
“brevi”, incaricati direttamente dai dirigenti scolastici di sostituire il
personale di ruolo anche per pochi giorni.
Il mancato pagamento, in diversi
casi a partire dallo scorso febbraio, è particolarmente grave perché spesso i
docenti e Ata della scuola che subentrano debbono affrontare lunghi viaggi e
spese di pernottamento per assolvere l’impegno lavorativo. Viste tutte queste
incombenze, negare lo stipendio ai supplenti significa non solo minare la loro
dignità e professionalità messa al servizio delle nuove generazioni, ma anche
metterli in seria difficoltà economica.
È paradossale che il disguido si
manifesti proprio ora che le procedure dei pagamenti non sono più legate alla
mancanza dei fondi di ogni singola scuola, ma sono diventate di competenza
dell’amministrazione economica centrale.