Il pensiero del preside sceriffo che inabissò il renzismo: i docenti, sono spesso "infingardi, fannulloni, incapaci e incompetenti"



In una delle slide che presentavano la Buona Scuola renziana si poteva leggere: "
i presidi potranno formare la loro squadra".  Con queste parole si concretizzava la figura del preside-sceriffo,  che gestendo sapientemente il proprio budget poteva  selezionare una rosa in base alla propria conoscenza del territorio, e al proprio fiuto didattico. In che modo poi i presidi avessero improvvisamente maturato competenze manageriali e didattiche non era affatto chiaro – la sensazione è che il Renzismo, nel momento in cui aveva deciso di occuparsi del complicato mondo della scuola, si fosse seduto al tavolo delle trattative chiedendosi solo chi comandasse nel mondo della scuola. Capito che comandavano i presidi, allora era la cosa più facile dare tutti i poteri ai presidi. Infatti, Renzi li paragonava anche ai sindaci, e questa è l'immagine che chiarisce le altre: così come i sindaci avrebbero salvato il Paese (Renzi in testa, futuro Sindaco d'Italia), così i presidi avrebbero salvato la scuola. La nascita del preside sceriffo portava però le seguenti conseguenze ideologiche, sintetizzate nel pensiero di uno di loro: " 
i docenti, sono spesso "infingardi, fannulloni, incapaci e incompetenti. Perché ci fa tanta paura l’idea che chi è incapace deve cambiare mestiere? Come faccio a fare la buona scuola se i docenti che ho a disposizione non sono preparati, non sanno utilizzare un pc, si rifiutano di frequentare i corsi di formazione?  Quale buona scuola se un nutrito gruppo di docenti si ammala proprio nei giorni più lunghi e difficili, mandando allo sbaraglio le classi?