Il modello scolastico de La Buona Scuola
renziana, fondato su competizione e decisionismo gerarchico, con il DS che è
“il timoniere a cui affidare il cambiamento”; sulla premialità di un merito
misurabile e utilitaristico che riproduce le disuguaglianze del sistema produttivo; sull’insegnamento ridotto
a tecnica standardizzata, sull’addestramento standardizzante e arbitrari indicatori
valutativi, sostituisce una scuola “ classica “ fondata sulla pratica educativa
critica e fatta di relazioni vive valorizzanti. In tale contesto di
competizione quando ci troviamo alla presenza di un Dirigente scolastico che
commette ripetuti episodi lesivi della dignità personale e della
professionalità dei lavoratori e delle lavoratrici, soprattutto se tali episodi avvengono anche in
presenza di terzi, ci troviamo al cospetto di un preside “ Comadosoloio “.
Il
preside “ Comadosoloio “ non ammette di essere contraddetto, grida, accusa
quasi sempre di essere minacciato, dice che ha intorno sobillatori, insomma ha un atteggiamento fortemente
autoritario che nessuno docente è più in grado di tollerare. A tal riguardo
riportiamo le parole dell’ispettore Mario Maviglia che in un suo articolo
pubblicato su Giunti Scuola, dice: “Negli ultimi anni – complice anche una lettura
semplicistica e superficiale della Legge 107/2015) – si sono diffuse varie
letture della figura del dirigente scolastico caratterizzate da una venatura
che potremmo definire “muscolare”: preside-sceriffo, preside-sindaco,
preside-manager ecc. Nell’opinione pubblica queste semplificazioni esercitano
spesso un certo fascino (talvolta – purtroppo – anche negli stessi dirigenti
scolastici).
Soprattutto in molti dirigenti dell’ultima leva (non me ne
vogliano gli interessati) abbiamo spesso assistito ad un concentrato di
formalismo e autoreferenzialità che spesso ha assunto derive decisamente
autoritarie. Il prendersi troppo sul serio può fare di questi scherzi “.
Aldo Domenico Ficara