Il Ministro Bussetti la sua idea di scuola e non solo


Ogni giorno il Ministro Bussetti aggiunge un tassello che conferma la sua idea di scuola e non solo. Ovviamente non condivisa e poco aderente alla realtà e alla complessità dell'aula, intesa idealmente come "ambiente educativo di apprendimento".
La dichiarazione del Ministro Bussetti
Ha dichiarato il Ministro Bussetti: "Quella del docente la considero non una professione ma una missione i genitori oggi svolgono un ruolo non facile e la scuola è l’unica vera agenzia educativa." Una perfetta sintesi di comunicazione post-moderna basata su slogan, che tendono a ridurre la complessità della realtà.
Un profilo minimale del profilo docente 
Innanzi tutto, ritorna il mantra del profilo missionario del docente, basato sulla bontà e sull'altruismo. Profilo riduttivo perché non richiede particolari competenze. Quasi tutto, infatti è riconducibile "al buon cuore della persona". Da questo profilo resta fuori la complessità dell'azione educativa, finalizzata a formare "l'uomo e il cittadino" (Costituzione). Il compito richiede la conoscenza della disciplina da insegnare, ma soprattutto l'attuazione di strategie che la rendano interessante. Il discrimine tra l'insegnante e l'esperto che non ha mai (o quasi mai) frequentato un'aula è la capacità di "suscitare interesse" negli allievi e studenti. Quasi zero con l'esperto! Presente, invece a diverse gradazioni, quando opera l'insegnante. Sul profilo missionario dell'insegnante, potrei continuare. Rimando a un mio precedente intervento
 Uno scenario non più prevalente
Quando il Ministro afferma che "i genitori oggi svolgono un ruolo non facile" rimanda a uno scenario spesso lontano dalla realtà. Questa ci presenta genitori distratti e scarsamente consapevoli che l'atto educativo richiede un impegno continuo fatto di "discorsi e parole" che raggiungono "la mente e il cuore dei ragazzi" solo se caratterizzano la loro esistenza di adulti.  A questo aggiungo la scomparsa del "no" nel rapporto tra genitori e figli. E' risaputa la funzione pedagogica della "parolina avverbiale" che forma alla presenza del limite e alla gestione della frustrazione. 
Assistiamo, pertanto a una capitolazione educativa dei genitori che avviene nell'accettazione di un ruolo subalterno ai figli, che si declina in tanti "si" alle loro richieste. Illuminante quanto dichiara P. Crepet: "Quando il buonismo educativo è così pregnante, non va bene. Noi non abbiamo più figli, ma piccoli Budda a cui noi siamo devoti, e per cui possono fare tutto. Scelgono dove andare a mangiare, in quale parco giochi. Siamo diventati genitori che dicono sempre di si. Ma questo è sbagliato. Esposti. Quando diventeranno grandi ci sarà qualcuno che gli dirà di no."
"Dulcis in fundo" la scuola
Concludiamo con la centralità educativa della scuola. Il Ministro, probabilmente dimentica che il modello "scuolacentrico" ormai fa parte del passato. E' divenuto prima policentrico o sistema formativo allargato per poi assumere le caratteristiche attuali di un sistema formativo integrato. A dire il vero, mai pienamente realizzato. Questo mancato obiettivo però non può giustificare la riaffermazione della centralità della scuola. Questa rimanda a un’identità chiara e definita che non appartiene più alla scuola. L''istituzione scolastica, infatti risulta in sofferenza per la mancanza di un progetto organico (scuola della Costituzione o del mercato?) e per la presenza del virus delle classi pollaio e superpollaio che ne stanno compromettendo il profilo inclusivo. A questo aggiungo la strategia di farla "morire per mancanza di nutrimento" (risorse finanziarie)  che ha degli effetti negativi sulla sua capacità di formare il ragazzo. Quindi a quale scuola pensa il Ministro?


                                                                                                                             Gianfranco Scialpi