Il 25 gennaio 2019 si scriveva che il cellulare
doveva essere vietato «nei luoghi e negli orari dell’attività didattica». Era
l’ipotesi avanzata da due proposte di legge, una firmata da Giorgia Latini
della Lega e l’altra dall’ex ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini
(Fi), che avrebbe dovuto sancire il divieto di smartphone in classe anche per
gli insegnanti. Le novità dovevano rientrare nella proposta di legge per la
reintroduzione dell’educazione civica nella scuola primaria e secondaria,
firmata dal deputato leghista Massimiliano Capitanio.
Sono passati sei mesi e
di queste proposte non si è sentito più parlare. L’insegnante non può vietare agli alunni di portare
il cellulare in classe se in modalità “aereo”.
L’uso del telefonino può essere proibito solo se reca disturbo alle
lezioni e, quindi, se squilla, se viene utilizzato per navigare su internet,
per scattare fotografie, inviare messaggi o per chiamare amici o parenti. Non
rientra nei poteri del professore sequestrare il cellulare, né perquisire gli
zaini per verificare se, all’interno, ci sono tablet o altri strumenti
tecnologici.