Insegnanti: non siamo una categoria di lavoratori, ma di schiavi consenzienti

 


Vogliamo riportare una riflessione sul mondo della scuola di Stefano Zecchi, filosofo e scrittore, che dice: “ Si incominci, invece, a garantire dignità a chi insegna nella scuola ai nostri giovani, si comprenda che quella dignità deve essere garantita da uno stipendio che consenta di vivere con decoro, si cerchi anche di capire che, in una società di mercato come la nostra, un lavoro che non viene pagato come si deve è un lavoro che non viene tenuto in alcuna considerazione. Eppure si pretende dalla scuola, come è giusto che sia, importanti prestazioni per garantire educazione e formazione ai nostri figli. Così si arriva al grottesco: i genitori che contestano gli insegnanti per non aver capito il proprio figliolo che si è beccato un brutto voto. Poiché l’insegnante è socialmente considerato un poveraccio, ecco che monta in cattedra il genitore che spiega al docente quello che deve fare. Non c’è uno stipendio onorevole, si abbassa inevitabilmente la qualità della docenza, perché ormai, eccetto rari casi emozionanti, chi intende fare l’insegnante non ha trovato, purtroppo per lui, niente di meglio da fare. Si è proletarizzata la figura dell’insegnante “.