Gramellini: la scuola deve fornire conoscenze tecniche o gli strumenti mentali per acquisirle?



Massimo Gramellini risponde al ministro Roberto Cingolani sul fatto che non serva studiare 4 volte le guerre puniche. Gramellini scrive
 ( " W le guerre puniche ") Vorrei difendere una causa persa e dire al ministro della transizione ecologica Cingolani che sono completamente d’accordo a metà con la sua affermazione riguardo alle guerre puniche: «Non serve studiarle quattro volte, serve cultura tecnica per le professioni del futuro come il digital manager». Studiare quattro volte male le guerre puniche, magari no. Ma un paio di volte bene, una alle medie e una al liceo, servirebbe eccome anche ai futuri digital manager. Imparerebbero l’arte del surplace da Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, la vischiosità degli ozi di Capua e l’importanza di conoscere i punti deboli dell’avversario per colpirlo in contropiede, testimoniata a Canne da Annibale, il Max Allegri dell’antichità.

Il dilemma è così antico che se ne discuteva già ai tempi delle guerre puniche: la scuola deve fornire conoscenze tecniche o gli strumenti mentali per acquisirle? Deve assomigliare a un motorino che ti porta da qualche parte, ma mai troppo lontano, o a una cyclette che non ti porta da nessuna parte, ma ti costruisce i muscoli per andare ovunque? Il mio prof di latino diceva sempre: «Io non vi insegno i come ma i perché, dato che i come cambiano di continuo mentre i perché si applicano a qualsiasi cosa affronterete in futuro». Non so se avessero conosciuto il mio prof, ma Ciampi era laureato in lettere e Marchionne in filosofia. Anche l’attuale presidente del Consiglio ha studiato Annibale al classico e non mi sembra che coi numeri se la cavi poi così male