Quando la scuola diventa teatro di morte


Il maggior numero di massacri all'interno delle scuole si è verificato negli Stati Uniti. Ma il numero delle vittime è molto alto anche in altri paesi come Giappone, Germania e Finlandia. La maggior parte dei casi si è conclusa con il suicidio dell’autore. Ad esempio n
el 2001, in Giappone, un uomo malato di schizofrenia uccide a coltellate otto bambini in una scuola elementare di Ikeda, nei pressi di Osaka. L’anno successivo a Erfurt, in Germania, un ragazzo di 19 anni fa un massacro nel suo liceo. Bocciato due volte e da poco espulso, il 19enne fa irruzione mascherato come un ninja e armato di pistola. Uccide 18 persone, di cui 14 sono professori, prima di suicidarsi. Il 2004 è invece un anno drammatico per la Cina, dove in pochi mesi si consumano diversi attacchi in asili, scuole materne e licei. Il 24 novembre otto ragazzi vengono uccisi nel sonno in un dormitorio scolastico a Ruzhou da un vicino che si lamentava del loro comportamento. Negli Stati Uniti nel marzo 2005. A Red Lake, nel Minnesota, uno studente del locale liceo uccide nove persone, tra cui suo nonno e cinque compagni di scuola, prima di togliersi la vita. Ma è nel 2007 che il Paese torna al centro della bufera per quello che è il secondo massacro scolastico più grave nella storia americana. Il 16 aprile nella Virginia Polytechnic Institute and State University, uno studente di origini sudcoreane, Cho Seunh Hui, apre il fuoco uccidendo 32 persone, prima di togliersi la vita. Tra i testimoni ci sono anche alcuni studenti italiani. Da queste tragedie non si salva nemmeno la Finlandia, infatti, nel 2007 uno studente di 18 anni apre il fuoco nel liceo dove è iscritto a Tuusula, nei pressi di Helsinki, uccide sette compagni e la direttrice dell’istituto e poi si spara. Dinamica simile per l’attacco avvenuto l’anno dopo, ancora in Finlandia: nella città di Kauhajoki lo studente universitario Matti Saari spara a dieci compagni e un professore, prima di rivolgere l’arma contro se stesso.