Spesso l’idea d’imparare giocando è stata vista in netta contrapposizione con il mondo scolastico e formativo, ma non c’è niente di più falso! Saper stare insieme, seguire delle regole, studiare, conoscere sono punti di riferimento per un educatore, ma bisogna renderli piacevoli, soprattutto nelle scuole di frontiera ( quelle ubicate in territori socialmente difficili ), per ottenere dei risultati. Presentare sotto forma di gioco o con un “metodo giocoso” un’attività facilita il suo svolgimento e rende più vicini gli obiettivi da raggiungere. L'idea sostenuta dal Prof Aldo D. Ficara è che il gioco abbia tutte le caratteristiche necessarie affinché attraverso di esso si realizzi quello che studiosi di ambiti differenti quali Carl Rogers ( psicologo statunitense, fondatore della Psicoterapia Centrata sulla Persona inizialmente definita terapia non direttiva ), David Ausubel ( ha fornito contributi significativi nei campi della psicologia dell'educazione, delle scienze cognitive e della didattica delle discipline scientifiche. È noto per avere sviluppato la strategia cognitiva degli "organizzatori avanzati" ) e Joseph D. Novak ( Professore Emerito alla Cornell University ) definirono “apprendimento significativo”, il tipo di apprendimento più efficace e duraturo che le persone possano sperimentare. I diversi studi sul tema condividono alcune riflessioni di base su questo fenomeno: esso è “globale”, ossia e integra al proprio interno, con diverse prevalenze a seconda della tipologia, molteplici componenti:
- affettive (il divertimento, il piacere)
- sociali (la squadra, il gruppo, il rispetto delle regole)
- cognitive (l’elaborazione di strategie di gioco, l’apprendimento di regole)
- emotive (la tensione, la sfida, il senso di liberazione, la paura)
- culturali (le modalità di relazione, il significato del gioco stesso)
- transculturali (la necessità delle regole condivise, il linguaggio comune del gioco).