Gli avateacher realistici nella loro forma più evoluta sono docenti virtuali creati utilizzando una tecnologia basata sull’intelligenza artificiale (AI) e le più moderne tecniche 3D che permettono di realizzare umanoidi realistici, in grado di parlare, camminare, fare gesti e persino esprimere emozioni in modo naturale. Proprio come farebbe un vero docente nel corso delle sue lezioni. In Italia l’utilizzo di questa moderna tecnologia non è ancora così diffuso come in altre parti del mondo. Tuttavia ci sono già alcuni esempi di applicazioni innovative tipo quella dell’Università degli Studi di Milano che ha avviato un progetto di realtà virtuale per insegnare la medicina. E quella dell’Università di Bologna che ha utilizzato gli avateacher per creare una comunità di apprendimento virtuale. L’obiettivo comune di questa nuova modalità di insegnamento è quello di poter affrontare con gli studenti tante tematiche differenti, rendendo l’apprendimento universitario più accessibile, coinvolgente e interattivo.
Gli avateacher realistici permettono di insegnare materie complesse come per esempio le materie STEM (Science, technology, engineering, and mathematics), ma anche per spiegare argomenti più semplici come concetti comuni quali la sostenibilità. A tal riguardo si segnala il progetto " Lele " dove viene rivisitato il programma ministeriale di elettrotecnica attraverso video gestiti da intelligenze artificiali.
Insegnanti avatar: rischi e risvolti da valutare
Come succede per qualsiasi innovazione, anche nel mondo dell’educazione digitale ci sono potenziali problemi da considerare. L’uso di insegnanti avatar solleva ad esempio il tema della forza lavoro e del licenziamento dei professori. In un’era di tagli alle università, questa tecnologia potrebbe ridurre la necessità di assumere docenti. Anche il fatto di rinunciare ad una presenza fisica, poi, potrebbe impoverire la qualità dell’esperienza di apprendimento: il modo in cui gli educatori insegnano anche attraverso forme sottili di comunicazione non verbale può facilmente perdersi nella resa artificiale della didattica online. Infine, questa tecnologia potrebbe essere vista come “appiattimento” dell’esperienza scolastica, momento essenziale per stabilire connessioni fisiche con gli altri, sperimentandosi nei rapporti.
Il valore dell’interazione umana
Molti studi scientifici si stanno concentrando sull’analisi e comparazione degli elementi che differenziano l’apprendimento digitale da quello classico. Secondo quanto emerso, anche nell’interazione con bimbi di due anni, un agente virtuale non sostituisce una persona reale. Una serie di articoli in un recente compendio di ricerca confermano questa tesi, avallata dal lavoro di Richard Lamb – PhD e Direttore del Neurocognition Science Laboratory dell’Università dell’East Carolina – secondo il quale anche per i ragazzi più grandi, la sincronia e l’intesa cerebrale docente-studente gioca un ruolo molto importante nell’apprendimento.