Ficara: dietro il desiderio di "saltare" l'orale della Maturità potrebbe esserci la fragilità di un sapere non continuamente alimentato
Ogni anno, con l'avvicinarsi dell'esame di Maturità, si riaccende il dibattito sulla sua struttura e sulla sua reale efficacia. Negli ultimi tempi, non è raro sentire voci, o addirittura vere e proprie proteste, da parte di studenti che auspicano l'abolizione o la modifica della prova orale. Dietro questa insofferenza, apparentemente legata allo stress o alla percezione di un'inutilità della prova, potrebbe celarsi un fenomeno ben più profondo e preoccupante: l'analfabetismo di ritorno, magnificamente descritto dal linguista Tullio De Mauro. Come ricordava nel luglio 2015 il Professor Aldo Domenico Ficara su La Tecnica della Scuola, l'analfabetismo di ritorno non è la mancanza di alfabetizzazione iniziale, ma la perdita progressiva delle competenze di lettura e scrittura acquisite durante il percorso scolastico, a causa del mancato esercizio. Un individuo, pur avendo imparato, dimentica come utilizzare efficacemente il linguaggio scritto o parlato per comunicare.
Questa realtà, afferma il Prof Aldo Domenico Ficara, si sposa perfettamente con la "regola del meno cinque" formulata da Tullio De Mauro nel 2014. Ficara ricorda che il linguista, già Ministro della Pubblica Istruzione, spiegava che la nostra memoria ha una natura selettiva: in età adulta, tendiamo a regredire di circa cinque anni rispetto ai livelli massimi di conoscenza raggiunti durante gli studi. Questa regressione è inevitabile, a meno che non si continui a esercitare costantemente quella specifica competenza. L'esempio calzante è quello della matematica: se non si intraprendono carriere che la richiedono quotidianamente (come bancari o ingegneri), le conoscenze matematiche acquisite al liceo possono ridursi ai livelli della terza media. E lo stesso vale per ogni altro campo del sapere.
Se applichiamo questa "regola del meno cinque" al contesto della Maturità, la protesta degli studenti contro l'orale assume una nuova, inquietante luce. È possibile che la difficoltà o la riluttanza ad affrontare una prova orale che richiede l'esposizione di un sapere vasto e trasversale, accumulato negli anni e spesso non più "fresco" o costantemente esercitato, sia un sintomo di questo analfabetismo di ritorno?
Secondo Ficara, gli studenti, pur avendo studiato e superato le prove scritte, potrebbero percepire la prova orale come un ostacolo insormontabile non tanto per pigrizia, quanto per una reale difficoltà nel recuperare e riorganizzare in forma espositiva competenze che, per la natura stessa della memoria umana e la mancanza di esercizio continuo, sono già in fase di "rattrappimento". La prova orale, in questo senso, diventerebbe un impietoso specchio di un sapere che, seppur formalmente acquisito, non è stato interiorizzato a tal punto da resistere alla "regola del meno cinque".
Costringere tutti gli studenti a un'interrogazione orale su un'ampia gamma di materie, senza considerare le loro inclinazioni individuali e i futuri percorsi di specializzazione, potrebbe non solo generare ansia e stress inutili, ma anche evidenziare impietosamente le lacune derivanti da un sistema che non sempre promuove l'esercizio continuo e l'applicazione pratica delle conoscenze.
Invece di stigmatizzare la protesta, forse dovremmo interrogarci: se gli studenti manifestano una tale avversione per l'orale, è perché percepiscono che le conoscenze richieste non sono più saldamente ancorate nella loro memoria a lungo termine, in linea con la "regola del meno cinque" di De Mauro? E se così fosse, l'esame orale della Maturità è ancora lo strumento più adatto per valutare competenze che, senza un esercizio costante, sono destinate a svanire rapidamente?
Ficara conclude dicendo: " La riflessione di De Mauro ci invita a guardare oltre la superficie della protesta studentesca, suggerendo che dietro il desiderio di "saltare" l'orale potrebbe esserci una consapevolezza, forse inconscia, della fragilità di un sapere non continuamente alimentato e applicato, un sintomo tangibile dell'analfabetismo di ritorno che affligge la nostra società ".