La Maturità e l'arte dell'assenza strategica: Quando la protesta si trasforma in "saper arrangiarsi"

 


L'annuncio che gli studenti italiani avrebbero saltato la prova orale dell'esame di maturità per protesta ha generato un'ondata di discussioni, sorrisi amari e, diciamocelo, un pizzico di perplessità. L'aforisma del Professore Aldo Domenico Ficara: "Gli studenti italiani che saltano l'orale di maturità per protesta non protestano, dimostrano solo di aver già assimilato la quintessenza del 'saper arrangiarsi'" coglie con ironia il cuore di questa vicenda, suggerendo una lettura ben più complessa della semplice ribellione giovanile.


La protesta "all'italiana": una tradizione rivisitata

Storicamente, le proteste studentesche hanno assunto molte forme, dalle occupazioni alle manifestazioni di piazza. L'assenza collettiva da un esame cruciale come la maturità, tuttavia, sembra inaugurare una nuova fase. Non è la rottura con le regole per affermare un principio, quanto piuttosto una mossa che, per chi osserva dall'esterno, si fonde con una certa cultura del "saper arrangiarsi" profondamente radicata nel tessuto sociale italiano. Questo "saper arrangiarsi" è l'abilità di trovare soluzioni pratiche, a volte anche non convenzionali, per superare ostacoli o evitare situazioni scomode.


Quando la resistenza si confonde con la resilienza (o con la furbizia?)

L'ironia dell'aforisma del Professor Ficara risiede proprio in questa ambiguità. È una protesta vera e propria o è una scappatoia intelligente per evitare una prova temuta? In un contesto dove l'ansia da prestazione e la pressione sociale sono altissime, la scelta di non presentarsi potrebbe essere interpretata non solo come un atto di dissenso, ma anche come una forma estrema di autotutela, un modo per sfuggire a una situazione stressante. Se da un lato si sollevano questioni sulla validità del sistema scolastico e sull'ascolto delle istanze studentesche, dall'altro non si può ignorare la natura "comoda" di questa forma di protesta.


Un segnale per il futuro (o per il presente)?

Forse questa "protesta dell'assenza" è un sintomo più ampio di un disagio generazionale, un grido silenzioso che chiede un cambiamento non solo nelle modalità d'esame, ma nell'approccio generale all'istruzione e al futuro. Oppure, più semplicemente, è la dimostrazione che le nuove generazioni hanno già imparato, forse fin troppo bene, a navigare le complessità della vita italiana con un mix di ingegno e pragmatismo, dove la linea tra la protesta e il "fare del proprio meglio" (o il "fare il meno possibile") può diventare sottile.

In fondo, come suggerisce il Professor Ficara, se la maturità è l'ingresso nel mondo adulto, forse questi studenti stanno semplicemente dimostrando di aver già superato la prima lezione: quella su come sopravvivere nel paese del "saper arrangiarsi".