La Maturità tra le mura scolastiche: La voce inascoltata dei docenti

 


Il dibattito mediatico sulla riforma della Maturità sembra spesso svolgersi in una dimensione parallela rispetto alla realtà delle aule e delle commissioni d'esame. È una polemica che il Professor Aldo Domenico Ficara solleva con forza, evidenziando come la categoria degli insegnanti sia sistematicamente fatta fuori dalla discussione pubblica, relegata a semplice spettatore mentre "le opinioni di chi non è mai andato dietro una cattedra" dominano la scena.

Questa esclusione non è solo un affronto alla professionalità, ma un cortocircuito logico e pratico. Se la riforma della Maturità deve avere un impatto concreto sulla vita degli studenti e sulla qualità dell'istruzione, come può prescindere dal punto di vista di chi l'esame lo vive quotidianamente? Sono gli insegnanti a conoscere le dinamiche delle classi, le reali capacità degli studenti, le sfide metodologiche e didattiche. Sono loro a confrontarsi con i programmi, a valutare i percorsi, a preparare i ragazzi all'esame e, infine, a sedere nelle commissioni per giudicarli.

La Maturità, nella sua essenza, è un rito di passaggio, un momento culmine che sintetizza anni di apprendimento e crescita. Non è un astratto esercizio burocratico o un mero test da laboratorio. È un processo vivo, fatto di relazioni, di preparazione, di ansie e di soddisfazioni, il cui successo dipende in larga parte dalla capacità dei docenti di guidare e ispirare. Ignorare la loro esperienza significa costruire una riforma sulla sabbia, scollegata dalle esigenze e dalle potenzialità del sistema educativo.

Le decisioni prese "a tavolino" da esperti esterni, opinionisti o politici, per quanto illuminate possano sembrare, rischiano di tradursi in disposizioni irrealizzabili o dannose quando calate nella pratica didattica. La scuola italiana ha bisogno di un confronto autentico, dove l'esperienza sul campo non sia un optional, ma il fondamento indispensabile per qualsiasi innovazione.

È ora di restituire centralità alla voce degli insegnanti, non come mero esercizio retorico, ma come parte integrante e attiva del processo decisionale. Solo così la riforma della Maturità potrà essere non solo discussa, ma anche compresa, accettata e, soprattutto, attuata con successo per il bene dei nostri studenti e del futuro dell'istruzione nel Paese.