Il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per il comparto Istruzione e Ricerca, che interessa oltre un milione di dipendenti tra docenti e personale ATA, si trova in una fase di stallo. Nonostante le dichiarazioni politiche che auspicavano una chiusura della trattativa entro l'estate, la data del 4 settembre segna solo la ripresa dei negoziati, rendendo sempre più concreta l'ipotesi di uno slittamento della firma al 2026.
Questo ritardo si tradurrebbe in un ulteriore differimento degli aumenti in busta paga per una categoria che da anni sta subendo una significativa perdita di potere d’acquisto. A mitigare parzialmente il divario accumulato interviene l’indennità di vacanza contrattuale, già in vigore da oltre un anno e destinata a essere rafforzata nel 2025. Tuttavia, tale indennità non è sufficiente a compensare pienamente l'inflazione e le mancate rivalutazioni salariali.
L’attesa per la firma del nuovo CCNL, che dovrebbe coprire il triennio 2022-2024, si fa quindi più lunga, alimentando la frustrazione tra i lavoratori e rimettendo in discussione la tempistica degli impegni economici del governo.