Ossessione difensiva o follia strategica?
Il Ponte sullo Stretto, presentato come emblema del progresso e dell’unificazione territoriale, rischia al contrario di trasformarsi in un gigantesco bersaglio militare sospeso tra Sicilia e Calabria. L’idea che questa struttura possa necessitare di una costosa difesa continua da attacchi con droni appare drammaticamente reale—e una vergogna politica.
Il ponte come “obiettivo mobile”?
Gli esperti militari sanno bene che i droni rappresentano una minaccia crescente: economici, facilissimi da modificare, invisibili ai radar tradizionali. Un’infrastruttura visibile per chilometri, impossibile da occultare, come un ponte sullo Stretto, sarebbe un bersaglio ideale. Ogni pilone, ogni campata, ogni dettaglio visibile diventerebbe un rischio concreto.
Il costo della (presunta) difesa: una nuova macchina mangiacasse
Per proteggerlo servirebbe un sistema multilivello costosissimo:
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Radar, sensori, IA per distinguere droni ostili da normali velivoli o uccelli volanti.
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Guerra elettronica (jamming) per disturbare frequenze di controllo e GPS—ma rischia di bloccare comunicazioni civili.
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Armi a energia diretta, come laser o microonde, ancora in fase sperimentale e dal costo proibitivo.
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Postazioni cinetiche, da installare su rive e piloni, un giro di vite militaresco.
Dopo miliardi spesi per costruirlo, bisognerebbe spenderne altri per difenderlo 24 ore su 24, trasformando lo Stretto in una base difensiva permanente.
Parola al Professor Ficara
Ecco cosa afferma il prof. Aldo Domenico Ficara, ingegnere elettrotecnico e promotore della “Silicon Valley dello Stretto”:
“La costruzione del ponte risulta strategicamente poco conveniente perché presenta molte criticità tecniche… Manca un’analisi approfondita e aggiornata della situazione geologica e sismica dell’area.”
Oggi
Secondo il Prof. Ficara, i progetti presentati non tengono conto delle reali complessità strutturali e ambientali, e investire quelle risorse per costruire una rete industriale innovativa darebbe maggiori benefici economici e culturali a Messina.
Oggi
Il doppio gioco: infrastruttura civile o opera militare?
Il governo ha proposto di far rientrare il Ponte tra le spese militari italiane e NATO, giustificando così i costi astronomici. Ma questo trucco contabile ha un prezzo — letteralmente, perché progetti militari implicano requisiti di sicurezza segreti, gare ad hoc e controlli ancora più rigidi.
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Conclusione: tra incubo militare e spreco titanico
Il Ponte sullo Stretto non è solo un azzardo politico, ingegneristico ed economico. Diventa una zona di guerra improvvisata, un’opera civile costretta a difendersi come una base militare. Tra droni, radar, laser e jamming, la linea è sottile: non è progresso, è decadenza strategica.
Se tanto deve costare difenderlo… forse è meglio investire quel denaro su innovazione tecnologica, sul potenziamento dei collegamenti marittimi, oppure — come suggerisce Ficara — nello sviluppo di una vera Silicon Valley nel territorio peloritano.
Il jamming
Il jamming è una delle contromisure più immediate per neutralizzare droni ostili: consiste nel trasmettere segnali elettromagnetici sulla stessa banda utilizzata dal drone per comunicare con il suo operatore o per ricevere coordinate GPS.
In questo modo si satura il canale radio e si impedisce al drone di ricevere comandi o di mantenere la navigazione autonoma.
1. Principi di base
I droni commerciali e militari operano tipicamente nelle bande 2.4 GHz e 5.8 GHz per il link di controllo, e sulla frequenza 1.57542 GHz (L1) per il GPS civile.
Il disturbo efficace deve superare il segnale legittimo al ricevitore del drone:
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= potenza del segnale di jamming ricevuto,
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= potenza del segnale utile (controllo o GPS),
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= rapporto minimo di jamming-to-signal (J/S) richiesto per il blackout (tipicamente 1 ÷ 10 dB).
2. Modello di propagazione
La potenza ricevuta da un trasmettitore a distanza può essere stimata con la formula di Friis:
dove:
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= potenza ricevuta (dBm),
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= potenza trasmessa (dBm),
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= guadagni delle antenne trasmittente e ricevente (dBi),
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= perdita di percorso (dB).
La perdita di percorso in spazio libero è:
con in km e in MHz.
4. Limiti pratici
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Collateralità: il jamming indiscriminato può disturbare reti civili Wi-Fi, LTE, comunicazioni navali.
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Direzionalità: serve concentrare l’energia solo sull’area minacciata, altrimenti l’impatto si estende.
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Contromisure: i droni militari possono usare frequenze saltanti (FHSS), algoritmi anti-jamming o navigazione inerziale senza GPS.
Conclusione
Applicare il jamming allo Stretto significherebbe installare reti di trasmettitori direzionali ad alta potenza, sincronizzati e capaci di coprire in tempo reale i corridoi aerei intorno al Ponte. Una misura costosa e tecnicamente complessa, che conferma quanto il Ponte non sia solo un’opera ingegneristica, ma anche un vulnerabile obiettivo strategico.