Dovevano togliere la Fornero. Invece ci hanno regalato un altro pezzo di vita da passare in classe

 


La promessa di superare la Legge Fornero si allontana sempre di più. Con l’adeguamento alla speranza di vita ISTAT, a partire dal 2027 l’età pensionabile di vecchiaia crescerà gradualmente sia per il settore pubblico che per quello privato. Per il personale della scuoladocenti e ATA — l’asticella si alzerà in questo modo:

  • 2027 → 67 anni e 1 mese

  • 2028 → 67 anni e 2 mesi

  • 2029 → 67 anni e 3 mesi

Dopo il 2029, ulteriori incrementi potranno essere introdotti in base agli aggiornamenti demografici.
In pratica, chi lavora oggi nella scuola dovrà restare in servizio ancora più a lungo, nonostante le aspettative di un intervento politico che avrebbe dovuto ridurre o almeno stabilizzare l’età pensionabile.


Delusione e stanchezza nel mondo della scuola

La notizia ha suscitato profonda delusione tra insegnanti e personale ATA, categorie che da anni chiedono un riconoscimento della fatica fisica e psicologica di un lavoro tanto delicato quanto logorante.
Molti speravano che, con l’uscita progressiva dalle rigidità della Legge Fornero, si potesse finalmente prevedere una via d’uscita più equa, magari con forme di flessibilità o anticipo per chi opera in settori ad alta usura professionale.

“È assurdo – commentano in molti – pensare che un docente debba restare in classe fino a quasi 68 anni. La scuola ha bisogno di energie fresche, ma anche di rispetto per chi ha dedicato una vita intera all’educazione.”

La fatica quotidiana di insegnanti e collaboratori scolastici è infatti ben diversa da quella di altre categorie impiegatizie: ore di lezione, correzioni, aggiornamenti continui, burocrazia crescente e, spesso, contesti complessi dal punto di vista sociale e relazionale.


Un futuro incerto e poca fiducia nelle riforme

Molti operatori della scuola ricordano le promesse di un “superamento della Fornero” fatte negli ultimi anni, promesse che oggi appaiono sempre più lontane dalla realtà.
L’adeguamento automatico all’aspettativa di vita, previsto dalla normativa, continua invece a spostare in avanti la soglia di pensionamento, senza tener conto delle peculiarità del lavoro scolastico né del calo di motivazione e di rendimento che inevitabilmente accompagna le età più avanzate.

Il rischio, sottolineano i sindacati, è di avere aule piene e personale stremato, con un impatto negativo anche sulla qualità dell’insegnamento e sull’efficacia educativa.


Una richiesta chiara: riconoscere la specificità della scuola

Il personale scolastico chiede che il Governo apra un tavolo di confronto per riconoscere la scuola come comparto usurante, introducendo meccanismi di flessibilità in uscita, come già avviene per altre categorie.
La richiesta è semplice ma urgente: garantire a chi ha lavorato per decenni nella formazione delle nuove generazioni la possibilità di andare in pensione con dignità, senza sentirsi “costretto” a resistere fino all’ultimo giorno utile.

Per ora, però, il futuro sembra andare in direzione opposta.
E tra i corridoi delle scuole italiane, la sensazione dominante è quella di un’amara constatazione:

“Dovevano togliere la Fornero. Invece ci hanno regalato un altro pezzo di vita da passare in classe.”