Per gli insegnanti aumenti irrisori: nella tabella gli importi netti che vanno da circa 32 a 54 euro.


 Dopo un anno di trattative, è arrivata la firma definitiva del contratto scuola 2022/24. Tuttavia, la soddisfazione espressa nelle dichiarazioni ufficiali contrasta nettamente con il malcontento diffuso tra gli insegnanti e il personale ATA. Le tabelle pubblicate sui siti di settore e sui blog del comparto istruzione parlano chiaro: gli aumenti previsti, seppur formalmente presentati come una “rivalutazione del trattamento economico”, risultano modesti e ben lontani dalle aspettative della categoria.

Secondo i dati diffusi, gli incrementi tabellari e accessori sono nell’ordine di poche decine di euro netti al mese, una cifra che non basta a compensare il pesante impatto dell’inflazione accumulata tra il 2022 e il 2024. In questo periodo, il costo della vita è cresciuto in misura nettamente superiore agli adeguamenti retributivi, erodendo il potere d’acquisto e rendendo pressoché nullo il beneficio reale in busta paga.

Molti docenti sottolineano come l’intesa non tenga conto del crescente carico di lavoro e delle responsabilità sempre più ampie che gravano sulla scuola pubblica. “Si parla di valorizzazione del personale, ma nei fatti restiamo tra i meno pagati d’Europa”, commentano amaramente diversi insegnanti sui social e nei forum dedicati. Anche tra gli ATA prevale la delusione: “Le promesse di un riconoscimento economico adeguato si sono tradotte in un piccolo ritocco che non cambia la sostanza”.

Il nuovo CCNL avrebbe dovuto rappresentare un passo avanti per il settore istruzione, ma per molti operatori scolastici si traduce solo in una firma formale, priva di reali miglioramenti economici. L’aumento contrattuale, presentato come un risultato importante, appare dunque come un palliativo in un contesto in cui il caro vita continua a correre e la scuola resta ai margini delle priorità politiche e finanziarie del Paese.