Rinnovo contratto scuola 2022/24: aumenti irrisori e stipendi più bassi. L’effetto “fiscal drag” che penalizza docenti e ATA
Dopo oltre un anno di trattative, il rinnovo del contratto scuola 2022/24 è stato finalmente firmato. Tuttavia, l’attesa degli insegnanti e del personale ATA per un adeguamento salariale significativo si è presto trasformata in delusione: gli aumenti previsti, seppur formalmente presenti nelle tabelle, risultano ben lontani da quanto immaginato e, in molti casi, quasi invisibili in busta paga.
Aumenti solo sulla carta: tra lordo e netto cambia tutto
Le tabelle che circolano sul web – pubblicate da blog, sindacati e siti di settore – mostrano importi lordi che possono dare l’impressione di un miglioramento retributivo tangibile. Ma è proprio il passaggio dal lordo al netto a rivelare l’amara verità: gli incrementi sono minimi, spesso incapaci di compensare le dinamiche fiscali che nel frattempo hanno eroso il potere d’acquisto.
In molti casi, infatti, la combinazione tra tasse più alte, la riduzione delle detrazioni e l’andamento dell’inflazione ha prodotto un paradosso: alcuni lavoratori della scuola si sono ritrovati con pochi centesimi in più, quando non addirittura con 1 euro in meno rispetto al passato.
Il nodo centrale: il “fiscal drag”
La causa principale di questo effetto è il cosiddetto fiscal drag, un fenomeno ben noto agli economisti ma spesso ignorato nella percezione comune. Si verifica quando piccoli aumenti lordi dello stipendio fanno scalare il lavoratore in una fascia fiscale leggermente più alta, con conseguente aumento della pressione fiscale e contestuale riduzione delle detrazioni.
Il risultato? Un incremento nominale che, nei fatti, si trasforma in un mancato guadagno o addirittura in una perdita economica.
Il malcontento del personale: una firma che lascia l’amaro in bocca
Per gli oltre 1 milione di dipendenti del comparto scuola – già tra i più penalizzati d’Europa in termini di retribuzioni – il rinnovo contrattuale avrebbe dovuto rappresentare un segnale forte e concreto. Invece, il contratto 2022/24 rischia di essere ricordato come uno dei più deludenti degli ultimi anni, incapace di coprire il divario creato dall’aumento del costo della vita e dalle nuove esigenze del settore.
Molti docenti e ATA hanno espresso il loro malcontento sui social e nei gruppi sindacali, denunciando “aumenti fantasma”, stipendi che “arretrano invece di avanzare” e una generale sensazione di scollamento tra la politica contrattuale e la realtà quotidiana delle scuole.
Un comparto da rilanciare, non da comprimere
Il tema delle retribuzioni nella scuola non riguarda solo il potere d’acquisto dei lavoratori, ma tocca da vicino la qualità dell’istruzione stessa. Stipendi non competitivi scoraggiano le nuove generazioni dall'intraprendere la carriera docente, alimentano la fuga verso altri settori e aggravano la cronica carenza di personale qualificato.
In questo contesto, il rinnovo 2022/24 appare più come un intervento simbolico che come una reale risposta ai bisogni del comparto.