di Lucio Ficara 10 settembre 2012 Questa
è l’incredibile storia di 150 docenti e non docenti precari della provincia di
Mantova, che si sono rivolti al giudice del lavoro della città di Virgilio e
dei Gonzaga. Si sono rivolti al tribunale del lavoro chiedendo, con un ricorso
in carta bollata, un contratto a tempo indeterminato dopo che negli anni
passati sono stati assunti a tempo determinato per più di tre anni consecutivi
dalla stessa amministrazione. La sentenza del giudice del lavoro è stata a loro
favorevole ed ha visto l’amministrazione condannata a risarcire ogni singolo
ricorrente con una cifra che si aggira intorno ai diecimila euro.
L’amministrazione anziché
prendere atto della sentenza e comprenderne le ragioni, la utilizza come arma
di ritorsione proprio contro i beneficiari della stessa. L’ufficio
scolastico applica questa sentenza
escludendo i ricorrenti dalle convocazioni per una cattedra a tempo
determinato. All’ambito territoriale di Mantova ritengono che, la decisione del
giudice del lavoro volta a non insistere nell’reiterare i contratti a tempo
determinato alle stesse persone, è un ostacolo alla convocazione dei
ricorrenti, in quanto essi hanno in passato ricevuto oltre tre incarichi
temporanei. L’amministrazione ha aperto uno sportello di conciliazione rivolto
a quei ricorrenti disposti ad un accordo bonario e risolutivo. Visto
l’anomalo comportamento dei funzionari dell’Ambito Territoriale della provincia
di Mantova , la Procura ha aperto un’indagine
sull’esclusione di questi precari dalle convocazioni per l’assegnazione delle
supplenze annuali. Mentre a Mantova succede tutto questo con l’approvazione del
USR Lombardia, il ministro Profumo tace e non interviene al riguardo. Una
situazione al limite del paradosso che lancia un cattivo e pessimo messaggio: “
ti sei rivolto al giudice del lavoro per la tutela dei tuoi diritti? Se lo hai
fatto peggio per te, verrai punito perdendo il diritto costituzionale di avere
il tuo posto di lavoro anche se a tempo determinato”. Speriamo convintamente
nel buon senso, sempre dimostrato, del ministro Profumo, in modo che con un suo
intervento ristabilisca serenità in un mondo, quello dei precari, che vive la
crisi con più fragilità di chi ha un contratto a tempo indeterminato.