NON E’ VERO CHE GLI ESODATI SONO TUTTI “SALVI” NEANCHE QUELLI CHE MATURANO IL DIRITTO ALLA DECORRENZA DELLA PENSIONE ENTRO DICEMBRE 2014

COMUNICATO STAMPA


Ancora una volta siamo costretti ad intervenire su notizie scorrette e false che arrivano da stampa, TV e Ministro Fornero.
“Gli esodati sono salvi”, “trovata la soluzione” scrivono i giornali e dicono le TV, ma non è così. Il problema  creato dalla Riforma pensionistica del Ministro Fornero (gli esodati) traguarda un arco temporale che arriva fino al 2020, tanto è vero che lo stesso governo aveva previsto una”spalmatura” della spesa fino al 2020, le soluzioni adottate fino ad ora sono parziali e coinvolgono ancora meno della metà degli esodati.
Ma non sono salvi neanche tutti quelli che dovrebbero prendere la pensione entro dicembre del 2014, come dice il Ministro. Le condizioni poste nell’emendamento concordato tra Commissione bilancio della Camera ed il governo mettono al riparo (ad esempio) solo i firmatari di accordi individuali usciti dalle aziende entro giugno 2012 avendo sottoscritto l’accordo stesso prima del 4 dicembre 2011. Molte lavoratrici e lavoratori, pur avendo firmato l’accordo prima del 4 dicembre 2011, sono usciti dalle aziende a partire da luglio 2012. Quelli tra questi che dovrebbero percepire la pensione a partire dal 2013 sono fuori dalle deroghe e senza reddito.




E non sono “salvi” neanche tutti quelli che matureranno il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico dal 2015 in poi., né ci sono atti certi che impegnino il parlamento alla loro salvaguardia.
C’è, infine, una ferita aperta non solo tra gli esodati ma nel corpo sociale di questo paese. Si tratta delle lavoratrici e dei lavoratori licenziati e senza ammortizzatori sociali. Quelli delle piccole aziende, delle aziende familiari, del piccolo albergo, del negozio sotto casa che ha chiuso e mandato a casa il dipendente e delle lavoratrici e dei lavoratori delle aziende fallite. Questa moltitudine di lavoratrici e lavoratori, non quantificabili, licenziati senza ammortizzatori sociali subiscono oggi anche l’offesa della riforma pensionistica. Questi sono spariti dall’emendamento che si propone oggi, forse gli resta solo ASPI che ancora non si sa come e quando decollerà.
È vero, ci sono passi avanti nella proposta della Commissione Bilancio e del Governo, ma quello che manca è il corretto approccio al problema esodati, un approccio che noi avevamo trovato nell’emendamento della Commissione Lavoro della Camera.
Il dramma sociale scatenato da una  riforma pensionistica fatta senza confronto con le parti sociali e senza un periodo di transizione è un tema di rispetto dei diritti e dei patti sottoscritti tra noi e le aziende (quasi sempre con la “benedizione” del Ministero del lavoro e sempre con la conoscenza dello Stato che quei patti doveva garantire); è un tema di giustizia sociale per tutti gli esodati, ma evidentissimo nel caso delle lavoratrici e dei lavoratori licenziati dalle piccole aziende o rimasti senza lavoro per il fallimento della propria azienda. Una riforma la cui accelerazione non è giustificata neanche dal momento gravissimo che viveva il nostro paese a dicembre 2011, dal momento che i suoi effetti si vedranno soltanto a partire dal 2013.
Non è questione di spesa! È questione di qualità delle garanzie che lo Stato dà o dovrebbe dare! Un vero scandalo per la democrazia!
E da ultimo il Fondo. Anche questo strumento, inquadrato dall’emendamento della Commissione Lavoro della Camera come un Fondo previdenziale, ridiventa – nella scrittura dell’emendamento concordato tra Commissione Bilancio e Governo – un Fondo meramente assistenziale che non garantisce nessuno e non restituisce serenità alle persone. Un Fondo del quale si capisce soltanto che sarà gestito dal Governo senza confronto con le parti sociali e che sarà finanziato dal blocco delle pensioni oltre 6 volte il minimo (circa 3000 euro al mese e tra l’altro già colpite dalle precedenti manovre). Ecco, non comprendiamo perché non si può fare un prelievo del 3% sulla parte dei redditi eccedenti i 150.000 euro ma si può farlo invece sulle pensioni da 36.000 euro lordi l’anno. Ovvero lo comprendiamo nell’ottica di un Governo che sul piano dell’equità e della giustizia sociale non ha fatto nulla, anzi ha prodotto danni che dovranno per forza di cose essere riparati se vogliamo costruire un’ Italia che sia di tutti anche e soprattutto delle classi medie e povere che si sono caricate sulle spalle il peso di questa crisi.

13/11/2012

Rete degli esodati di Roma
Comitato Esodati Parma