Pillole di cultura…

di Maurizio Tiriticco



… o cultura in pillole? Vado oltre la spesa che è stata sostenuta! Con la cultura non si mangia e questo è notorio… perché vale poco, se non nulla! E mi sorprende non tanto la spesa… spendiamo pure in cultura, è sacrosanto! Mi sorprende la scelta… culturale… se la si può definire così! Insomma, è da quel dì che diciamo e stradiciamo che occorre cambiare la didattica, che occorre farla finita con la lezione cattedratica, che occorre animare, proporre, sostenere, far fare, e non scodellare cascate di parole che nessun ragazzo di oggi è disposto ad ascoltare! E ha pure ragione! Ma è questa la risposta che il ministero intende dare? Ma il Miur non si deve occupare di altre cose? I due dipartimenti, quello dell’istruzione quello della programmazione hanno altre finalità, reperire le risorse – non tagliarle – coordinare gli interventi, sostenere l’organizzazione, e via dicendo!





Che c’entra il Miur con la produzione di materiali didattici?! E poi, non c’è l’autonomia delle istituzioni scolastiche? Spetta ad altri soggetti la scelta e la produzione dei materiali didattici. Il Miur ora si mette anche a proporre e produrre oggetti che le scuole dovrebbero spendere nelle aule? Ma non ci sono le case editrici? Mah! E poi c’è la questione del merito! Si è deciso per le pillole perché oggi un ragazzo non è disposto ad ascoltarti più di un paio di minuti? Almeno così si pensa! E poi le pillole costano poco a farsi, anche se costano molto ad acquistarle… con il denaro pubblico!!! E’ chiaro che tutti siamo autorizzati a pensar male! Perché, se al Miur avessero, invece, pensato bene, avrebbero potuto chiedere a qualche insegnante se la cosa fosse proprio necessaria!
Ed io penso male, sì, lo confesso! Chi si occupa di didattica, sa bene che i prodotti confezionati non sono mai i migliori, se si vuole insegnare in modo nuovo! Pensiamo ai libri di testo e alla campagna in atto perché vengano liquidati per sempre! Perché una didattica “altra” in un Paese avanzato – almeno così dovrebbe essere – dovrebbe essere diffusa e saldamente nelle mani degli insegnanti e delle scuole! Le fonti per reperire oggetti sono così diffuse oggi che un libro di testo appare solo riduttivo rispetto all’offerta del mercato della cultura e del web! E poi siamo in regime di Indicazioni nazionali e di Linee guida, non più di Programmi ministeriali! E’ chiaro che il libro di testo una volta aveva una sua funzione! Il Paese era povero e ignorante, e la scuola doveva assicurarsi che tutti acquistassero nelle sue aule buie e fredde quelle basi comuni del leggere e scrivere in lingua nazionale! E il libro di testo era anche funzionale ad una scuola tutta eguale dalle Alpi al Lilibeo – ed era necessario che così fosse! Una scuola unitaria per un Paese unito da poco! E una scuola che non poteva gingillarsi troppo se scegliere la via dei programmi a cui quei libri di testo erano funzionali, o la via della produzione in proprio dei materiali ad hoc!
Per quella scuola postunitaria la pedagogia dei doni di Froebel era troppo avanzata e poi andava bene solo per i suoi kindergarten! Per non dire di Pestalozzi con la sua educazione del cuore! Insomma le suggestioni… antilibriditesto c’erano! Ma la scelta allora fu un’altra, forse discutibile sotto il profilo del rigore pedagogico, ma funzionale a certi obiettivi di socializzazione nazionale, se vogliamo dire così! Del resto, ce lo aveva insegnato Comenio! L’Orbis pictus… certamente! Questa fu la soluzione! Il sillabario, l’abbecedario di Geppetto, ma non quello delle sillabe stricto sensu, ma dei pezzi di verità che uno dopo l’altro vengono rappresentati in questa bellissima raccolta di “figurine” se vogliamo chiamarla così – nulla a che vedere con le figurine Panini! A ogni figura la sua illustrazione: immagini e segni! Grande Comenius! Aveva capito come e perché si dovessero stimolare i due emisferi del cervello di un bambino che apprende! Da un lato le immagini dell’intuizione olistica, dall’altro le parole della descrizione digitale (vocabolo a lui ignoto, ma che oggi comprendiamo benissimo): l’unità delle funzioni per apprendere al meglio.
Tutto questo per dire che non ho nulla contro la pillola, che oggi, a più di tre secoli dalla stampa dell’Orbis di Comenio è arricchita dal colore, dall’immagine in movimento, dal suono, dalla parola detta e scritta! Comenio sarebbe andato a nozze! E poi quanto sono costate queste pillole!? E la nostra scuola ha proprio bisogno delle pillole medicinali per salvarsi? O necessita di ben altro! E saranno pure divertenti queste pillole! Tra una noia e l’altra una pillola è ben accetta, come la merendina della ricreazione che tampona la fame che a mezzogiorno si sarà bellamente sviluppata!
Insomma, ogni giorno una cosa nuova! Non bastavano i concorsi folli! Oggi migliaia di insegnanti attendono con ansia di imparare a memoria le operazioni logiche e linguistiche che i cosiddetti esperti – ma di che cosa? – stanno in queste ore preparando in gran segreto! Che tristezza! La memoria e il caso oggi sono le carte vincenti dei concorsi! Ma perché non introduciamo il bridge! E’ un gioco che fa pensare! O Monopoli, sempre classico! E per i professori di storia la simulazione della battaglia di Waterloo, magari vinta da Napoleone! E sono uno che ha un grande rispetto per i giochi e per le teorie che li riguardano! Neumann e Nash (che gran bel film!) ne sono maestri! Teorie di grande spessore! Il dilemma del prigioniero… un classico! Oggi… il dilemma del concorrente! E per le maestre delle scuole dell’infanzia – dico maestre perché i maschi fuggono dalla scuola, e non sanno quello che perdono – il gioco dell’oca! Ovviamente senza doppi sensi! Perché si impara a contare… somma e sottrazione! E ai nostri dirigenti? Mosca cieca, ovviamente!

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