L'Agenda Monti per tutte le stagioni. Rimotivare gli insegnanti

di Vincenzo Pascuzzi – 13 gennaio 2013

Riguardo agli insegnanti, leggiamo nella ben nota "Agenda Monti" del 23 dic. 2012, con la quale lo stesso Mario Monti è "salito" in politica e sceso (o ruzzolato) mediocremente nella competizione elettorale, la frase seguente: "Gli insegnanti devono essere rimotivati e il loro contributo riconosciuto, investendo sulla qualità". Espressione che dice - anzi promette - tutto e niente, perché confortante, rassicurante ma generica e indefinita. Poteva anche dire - Monti - "ci penseremo poi noi, per quello che possiamo o potremo; voi state tranquilli, fidatevi e intanto votateci a occhi chiusi".

Ma qualche considerazione sulla promessa montiana agli insegnanti - per quanto eterea e immateriale - si può ugualmente fare.
Cominciamo dalla coda, dove troviamo: "investendo sulla qualità". Queste tre parole sono come un robusto amo nascosto nell'esca costituita delle parole precedenti e dalla frase che si trova più avanti nell'Agenda: "Man mano che si riduce il costo del debito pubblico e si eliminano spese inutili, possiamo creare nuovi spazi per investimenti nell’istruzione". Cioè, se e quando (?) avremo racimolato qualche soldo (ovvero una cifra incognita e non specificata di risorse economiche), lo investiremo sulla scuola attraverso gli insegnanti.







Ma non su tutti gli insegnanti, solo su alcuni: quelli di qualità! Ritorna, appena nascosto fra le righe o mal camuffato dalle parole, il concetto di merito e suoi derivati (meritocrazia, test a scelta multipla, alias quiz, Invalsi deificato sull'Olimpo), e poi valutazione all'ingrosso e industrializzata, premi promessi (poi chissà?) solo ai migliori, concorrenza e gare fra alunni, docenti, presidi (?), istituti, .... Insomma la riproposizione di un repertorio solo verbale, propagandistico, abusato e ingannevole, già visto e sentito, nei fatti inapplicabile, perciò contrastato, e con il quale alcuni si sono riempiti la bocca e forse qualcuno le tasche!

Torniamo alla frase iniziale, la cui prima parte ammette e riconosce la presenza di demotivazione e il contributo comunque fornito dagli insegnanti, pur "mortificati". Da che cosa mortificati? Ma dallo "schema culturale" ovvero - più chiaramente - dalla politica scolastica attuata, con particolare determinazione negli ultimi cinque anni, dal 2008 a tutto il 2012, con le gestioni Gelmini e Profumo. (I due ministri che si stanno contendendo la maglia nera del Miur nel sondaggio aperto in un blog che si occupa di questioni scolastiche).

E' chiaro che il candidato-presidente Mario Monti si rivolge ai docenti come suoi possibili elettori e non alla scuola nel suo complesso: questa - come tale - non vota. Ma invece è proprio da tutta la scuola che bisogna partire per riconsiderarla e per poter rimotivare davvero gli insegnanti. Se, per ipotesi fantastica e irrealistica, fosse possibile raddoppiare gli stipendi dei professori (l'idea fu di Piero Citati e risale a sei anni fa, al 2007), la rimotivazione sarebbe robusta, ma solo parziale ed effimera. Infatti nella scuola permarrebbero irrisolte importanti questioni, quali: le classi-pollaio con 30 e più alunni, il precariato storico endemico e di dimensioni patologiche, i concorsoni affollatissimi e lenti, le bocciature e le ripetenze in eccesso, le promozioni non del tutto meritate, la spaventosa dispersione scolastica e universitaria, i corsi di recupero solo nominali, l'eccesso di burocrazia (sia addetti che adempimenti richiesti), le strutture non a norma, la carenza di attrezzature laboratoriali e altre, gli errori di orientamento nelle scelte scolastiche e universitarie, .... . Per non parlare dell'immagine degli insegnanti scientemente massacrata e umiliata, in cinque anni di linciaggio professionale e umano. Come è stato già ricordato in una nota di pochi giorni fa.

Sulla situazione degli insegnanti-elettori, Mario Monti ritorna ancora il 5 gennaio scorso, quando rispondendo - su Twitter - a un d.s. (o preside) che chiedeva di conoscere le sue proposte per migliorare la scuola, il presidente dimissionario rispondeva: "dovremo lavorare sulla scuola affinché un giorno dirigenti scolastici e docenti siano orgogliosi di esserlo".
Cioè ancora un nulla sottolineato o, proprio come sopra ricordato, "ci penseremo noi, ecc. ....". Da notare che alla domanda sulla "scuola", il presidente candidato focalizza ancora la sua replica su "d.s. e docenti"!

Roma, 13 gennaio 2013

Vincenzo Pascuzzi