Le pillole del sapere sbarcano in Sardegna?

di Lucio Ficara 10 gennaio 2013    Ricordate le pillole del sapere della dott.ssa Sbressa? Gli scandalosi sprechi dell’acquisto, a peso d’oro, di tali pillole, da parte del Miur? Ebbene eccole  rispuntare in Consiglio Regionale della Sardegna, più vive che mai, in cerca di nuovi acquirenti. Sembrerebbe che la trasmissione Report della Gabanelli, abbia interrotto sul nascere il redditizio mercato delle pillole del sapere, tanto che sul mercato, pare, ce ne siano circa 800 invendute.  La lettera denuncia, fatta dall’on. Maninchedda del Partito Sardo d’Azione, all’assessore dell’istruzione Sardegna, insinua il forte sospetto che le 800 pillole starebbero per essere acquistate dalla Regione isolana. Riportiamo l’interessante documento dell’on. Maninchedda, allertando la popolazione civile di tutta Italia, che nel mercato della conoscenza, circolano delle pillole difettose, il cui acquisto potrebbe essere fortemente rischioso per la salute economica della regione che le dovesse acquistare.



http://www.sardegnaeliberta.it/docs/lettera%20scuola%20digitale.pdf
Egregi signori,
sul sito della Regione compare un comunicato stampa dell’11 dicembre a proposito della riprogrammazione dei fondi del Piano di Azione Coesione in cui il Presidente Cappellacci afferma testualmente che “particolare attenzione è stata rivolta ai temi dell'Agenda Digitale e alla pubblica istruzione, con il progetto innovativo Scuola Digitale, che vede la Regione Sardegna come modello sul piano nazionale”. Sarebbe opportuno esplicitare sul piano amministrativo e precisare pubblicamente in che cosa consista questa funzione di “modello sul piano nazionale” che la Regione sostiene di essersi vista riconoscere dal Miur e dal Governo nell’ambito della strategia di Agenda digitale nazionale e per ottenere la quale si è ritenuto di dover sacrificare il progetto Semid@s,
revocando il bando già pubblicato. La delibera n. 33/1 del 31/7/2012, con la quale si è disposta questa revoca, dice in proposito che “dagli approfondimenti con i competenti uffici ministeriali sono emerse importanti novità circa il ruolo centrale che a livello nazionale può essere affidato alla Sardegna con la realizzazione di un data center dedicato alla scuola italiana ad elevata affidabilità, al  fine di creare le condizioni adeguate affinché tutto il mondo della scuola possa cogliere appieno i
vantaggi della diffusione delle tecnologie di comunicazione a banda ultralarga. Il data center ipotizzato e localizzato in Sardegna permetterà la definitiva digitalizzazione della didattica, anche grazie allo sviluppo del cloud computing che consentirà inoltre la fruizione on-line di molti servizi per gli studenti, i docenti e le famiglie”. L’Accordo di programma tra la Regione e il MIUR, approvato con la suddetta delibera, specifica ulteriormente che il Piano di Azione e Coesione “vede la Sardegna direttamente coinvolta sul tema del cloud computing quale possibile (e sottolineo il “possibile”, che
ovviamente non garantisce alcuna certezza e quindi non equivale a una garanzia) riferimento nazionale”. Quindi la Regione Sardegna ha firmato un Accordo di Programma sulla base della sola
possibilità che lo Stato le riconosca il ruolo di riferimento nazionale per il cloud computing. Che questa mia precisazione sul significato di “possibile” non sia una semplice sottigliezza semantica lo dimostra il fatto che il citato Accordo richiama espressamente un atto di approvazione di una gara ministeriale, “il Decreto Direttoriale Prot. N. 255/Ric. del 30 maggio 2012 con il quale è stata approvata la graduatoria delle idee progettuali presentate nell’ambito dell’Asse II che, in particolare, ricomprende, per il settore ‘Smart Education’ le seguenti proposte: PON04a2_0277 ‘Smarts formats for Education on Cloud’, PON04a2_00468 ‘SmartEdu@work’, PON04a2_00541 ‘Scuola digitale 3.0’”.
Ora se si va a vedere il progetto SmartEdu@work, finanziato con 21.310.980,12 €, e che vede
 coinvolte nella sperimentazione la Puglia (Regione prevalente), la Campania e la Sicilia, ci si accorge che il suo obiettivo dichiarato esplicitamente è la realizzazione CON ALTRE REGIONI, DIVERSE DALLA SARDEGNA, di un sistema i cui macro moduli “sono una piattaforma Cloud e relativi servizi (concetto del ‘cloud learning’), i ‘gate’ di accesso ai servizi, sia hardware (Lim, Tv e Smart Tv, Tavoli multimediali, PC, Dispositivi Mobile, Tablet, etc.) sia software: Software client (che invocano servizi SOAP), Mobile App, Software, (disponibile in modalità SaaS), intere piattaforme (PaaS) EEB Applicatio, Digitale terrestre etc: e infine iContenuti”. Cioè praticamente TUTTO ciò che serve a utilizzare la tecnologia ICT come fattore di abilità della Rete dell’Apprendimento basata su un nuovo Modello di Classe Attiva con integrazione delle tecnologie in termini sia strumentali sia metodologici. OVVERO TUTTO CIÒ che era già previsto dal progetto Semid@s e in procinto di essere realizzato e al quale la Regione Sardegna ha rinunciato con la revoca del bando. Si potrà dire: ma la Puglia (“Regione prevalente”) è arrivata prima della Regione Sardegna. Nient’affatto perché, come dice lo stesso Accordo Quadro, la graduatoria preliminare dei progetti presentati è stata approvata il 30 maggio 2012, quando in Sardegna era già stato pubblicato il bando del progetto Semid@s (esattamente il 27 aprile). Che poi il 30 maggio si fosse ancora in una fase del tutto preliminare, ben lontana da quella in cui era la nostra Regione, è dimostrato dal fatto che la definitiva conclusione della selezione dei progetti presentati, tra cui, appunto, SmartEdu@work’, è del 9 ottobre, per cui la Sardegna ha di fatto rinunciato a una primogenitura e a una priorità progettuale che si era conquistata sul campo. In nome e in cambio di che cosa è difficile capirsi, visto che la piattaforma sarà sviluppata e rimarrà localizzata in Puglia ed è davvero difficile capire in che consista la differenza tra la piattaforma medesima affidata ad altre regioni e il “Data Center ipotizzato e localizzato in Sardegna”.
L’Accordo di Programma con il Miur, a leggerlo bene, relega la Sardegna a un ruolo del tutto subalterno (altro che protagonista e modello sul piano nazionale!). Esso, infatti, dice esplicitamente che “il Miur metterà a disposizione il software di gestione delle diverse funzioni del cloud education, sviluppate nell’ambito del progetto Pon ricerca ‘Smart cities and communities and social innovation: Smart education’”, che potrà essere installato sul data center da localizzare in Sardegna. Ci sarà almeno per la Sardegna un guadagno di tempo rispetto alla tempistica prevista dal progetto Semid@s? Nient’affatto!Qui viene il bello perché il progetto SmartEdu@work, la cui conclusione era prevista per la fine di maggio del 2013, non è ancora partito ed è tuttora bloccato. Il Miur aveva infatti caldamente “consigliato” alle tre cordate che si erano presentate per rispondere al relativo bando, guidate, rispettivamente, da Hp Enterprise Services Italia, da Olivetti e da Interattiva Media S.r.l. (la società della dott.ssa Ilaria Sbressa, quella delle “pillole del sapere”, su cui si è concentrata l’inchiesta della trasmissione Report sullo sviluppo delle relazioni tra Miur, Biondi, Consip e Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica ex Indire) di consorziarsi, integrando le loro proposte. Ne è scaturito un progetto unico, all’interno del quale alla Interattiva Media (della dottoressa Sbressa) sarebbe stata assegnata (alla luce delel ultime notizie reperibili) la fetta più grossa (5,5 milioni di €) ben maggiore di quella riservata a Olivetti e ad Hp.
Ora è ovvio che tutto ciò che si è saputo in questi giorni delle società della signora Sbressa (sulla quale, per i suoi possibili legami con e il progetto Semid@s avevo richiamato l’attenzione sul mio blog ben prima di Report, già l’8 giugno di quest’anno, scrivendo testualmente: “chissà che l’indagine sulla Banca Popolare di Milano e la televisione Abc e la signora Sbressa non giunga in Sardegna”) ha bloccato il processo di avvio del progetto, rinviato a chissà quando, in attesa che si concludano almeno le inchieste interne disposte dal ministro Profumo sull’argomento. Quindi tutto è rimandato alle calende greche. Chissà allora quando la Regione Sardegna concretamente potrà disporre del software di gestione delle diverse funzioni del cloud education, sviluppate nell’ambito del progetto Pon ricerca ‘Smart cities and communities and social innovation: Smart education’”!
Alcune osservazioni aggiuntive su questo software: contrariamente a quel che è stato detto, anche alla stampa, durante la Conferenza congiunta del Presidente e dell’Assessore alla Pubblica Istruzione di inizio agosto, questo software non è affatto dato gratuitamente alla Regione: l’art. 4 dell’ Accordo Miur/Regione (“Impegni della Regione”) prevede infatti espressamente che “la Regione Sardegna parteciperà al progetto mediante uno specifico cofinanziamento e il coinvolgimento dei propri centri di ricerca allo sviluppo del software per la gestione dei diversi servizi del cloud”. Quindi, posto che lo sviluppo del software non è certo un impegno di poco conto e che il coinvolgimento dei centri di ricerca regionali non è senza oneri per l’amministrazione regionale, il risparmio effettivo che alla fine si otterrà rispetto allo stanziamento previsto dalla linea A del bando revocato rischia di essere minimo.
Sulla base di questi che sono fatti chiedo che mi sia spiegato qual è il beneficio effettivo che la Sardegna ha ottenuto dalla revoca del bando e dalla rinuncia a portare avanti, nei tempi e nelle modalità stabilite, cui l’Assessore stesso aveva dato l’avvio e il benestare, un progetto che, a questo punto, dato il protrarsi dei tempi di svolgimento dei progetti gestiti dal Miur e dalle altre regioni, avrebbe effettivamente (e non a parole) posto la nostra Regione in una condizione di priorità e di vantaggio competitivo nei confronti di tutte le altre? Dove sta il vantaggio per la Sardegna? Vorrei che mi si risponda a queste domande citando fatti e non auspici. E vorrei che si allontanasse in maniera altrettanto documentata anche un sospetto che aleggia da tempo: non è che dietro la rinuncia alla produzione di contenuti digitali di noi sardi, sviluppati sulla base di criteri e standard stabiliti autonomamente da noi sulla base delle esigenze e delle caratteristiche specifiche del nostro sistema scolastico regionale, vi sia stato da parte di qualcuno il proposito di farci acquisire lo stock delle 800 pillole del sapere prodotte dalla dott.ssa Sbressa e inserite da Consip nella sua piattaforma? Guarda caso, infatti, l’intento dichiarato di questa produzione nel sito della Società Interattiva Media è quello di “supportare gli insegnanti delle scuole nella costruzione e gestione delle lezioni in classe e, parallelamente, rendere disponibile ai loro studenti una library digitale di contenuti consultabile anche fuori dagli orari scolastici. I video possono essere trasmessi sul canale ABC e resi disponibili su web, sulle lavagne interattive multimediali delle scuole e su DVD. Le pillole del sapere affrontano diversi argomenti, individuati sulla base dei programmi didattici del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), nell’ottica di favorire un approccio alle materie scolastiche diversificato, completo, innovativo nel linguaggio e capace di stimolare l’apprendimento e semplificare la comprensione dei contenuti”.
È a questi contenuti già disponibili e bell’e pronti nella piattaforma Consip che si riferiva la Giunta quando, nella delibera del 31 luglio, parlava di “recenti evoluzioni del mercato dei materiali didattici” che “presenta oggi una molteplicità di prodotti già realizzati e che alla data di approvazione del progetto non era possibile prevedere, essendoci al tempo una composizione del mercato sostanzialmente diversa da quella attuale”? Questo richiamo al tempo trascorso dall’approvazione del progetto è un po’ equivoco e di dubbia consistenza, dal momento che l’atto conclusivo dell’approvazione del progetto era stata la pubblicazione del bando, risalente a soli 3 mesi prima! In attesa di una tua risposta, che mi auguro pronta ed esaustiva, porgo cordiali saluti