Monti: la scuola è una cosa seria

Giuseppe Aragno - 7 gennaio 2013

Il "tecnico" Monti ha annunciato così tante volte il Monti politico che i casi sono due: chi si meraviglia delle stupidaggini che ha messo insieme da quand'è caduto con berlusconiana dignità, o è un idiota patentato o un bugiardo matricolato. Scelgano i numerosi paladini delle cause perse cosa preferiscono ma quanti pensano di votare il politico dopo aver cantato il peana del "tecnico" faranno bene a ricordare.

Era solo agli esordi l'ormai celebre prof., quando ebbe la faccia tosta di ringraziare in Parlamento la piangente Fornero, scienziata dell'economia, riconoscendole il merito strabiliante di averlo informato che in Italia le pensioni minime si aggirano attorno ai 500 euro. Solo per questo, confessò candidamente, non erano state bloccate anche quelle, come aveva pensato di fare! Lì s'erano fermate, però, le competenze dei due esimi economisti e col consenso di tutti gli scienziati del governo la "riforma Fornero" insanguinò il Paese.







Il tempo di mobilitare la Croce Rossa, ed ecco partire la raffica di mitra per un massacro che passerà alla storia col nome di "esodati". Nacque così il marchio della premiata ditta che, facendo coppia di fatto con la "paccata", costituisce la cifra linguistica del "volgare" zoppicante parlato dall'eletto manipolo di ministri non eletti, sostenuti da un Parlamento di nominati, che in tredici mesi hanno fatto strame della lettera e dello spirito della Costituzione.

Siamo andati avanti così, raffica dopo raffica, finché nel tiramolla tra menzogne, ricatti e veti incrociati, non è saltato il banco. Per tredici mesi la scuola è stata data in pasto a un livido progetto di privatizzazione, sostenuto dalla consapevolezza della posta in palio: la cancellazione della memoria storica e delle conquiste democratiche di cui essa è il baluardo. Non era facile, ma Profumo e Monti sono riusciti a superare la Gelmini: analisi spocchiose. colpi di mano a base di Invalsi e test generalizzati, minacciate cancellazioni del valore legale del titolo studio, tabletizzazioni, registri elettronici, iscrizioni telematiche e concorsi ammazzaprecari.

Lo scorso novembre, complice Fabio Fazio, che di fronte al potere ammutolisce, il Monti "tecnico", presidente privo di mandato elettorale, ha anticipato ancora una volta la tracotanza del Monti "politico" e s'è scatenato in una serie di oltraggiose menzogne. Messi nell'ombra i milioni regalati alle scuole dei preti e tessuto l'elogio del disastroso Profumo, ha tirato l'indecente sassata, sosteneno di aver rilevato «tra alcune professionalità della scuola un grande spirito conservatore e una grande indisponibilità, per esempio nel fare due ore in più settimanali, il che avrebbe liberato risorse per fare più seriamente politiche didattiche». Non contento, ha aggiunto che i docenti, impregnati di corporativismo, «usano i giovani per perpetuarsi, per non adeguarsi ad un mondo più moderno».

A tornare oggi su quelle parole, ciò che conta oggi non è che Monti abbia mentito, che le ore erano sei e che l'aggressione fu indecente e vile. Il punto è che quelle parole riconducono al Monti delle pensioni minime, al celebrato tecnico che non sa di che parla, ma produce "esodati" da sacrificare al dio mercato ovunque metta mano e non si cura delle lacrime e del sangue che ne derivano. Il punto è che la sua idea di modernità affonda le radici in un modello di società in cui i conti hanno più importanza delle vite umane. Una società fondata sullo sfruttamento e sul disprezzo dei diritti.

Oggi, pulcinella dalle mille maschere, né tecnico, né politico, Monti, dopo aver massacrato la scuola, scopre che «bisogna prendere sul serio l'istruzione, la formazione professionale e la ricerca». Certo che è così. Lo è sempre stato. La scuola è una cosa seria. Se gli riesce, però, trovi, Monti, un solo insegnante serio disposto a prendere sul serio la sua serietà.

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