E’ la scuola la grande assente dalla campagna elettorale

Il centrosinistra insegue le destre su terreni a loro più congeniali e trascura il settore strategicamente più rilevante ai fini della crescita del paese

La campagna elettorale rappresenta un momento cruciale nella vita democratica di un paese. In questo breve lasso di tempo gli elettori decidono a chi dare il proprio consenso dopo aver acquisito dalle forze politiche in campo le necessarie informazioni sulle rispettive proposte programmatiche. Il confronto tra i vari leader politici, quindi, dovrebbe essere incentrato esclusivamente sui progetti, concreti e sostenibili, che intendono porre in essere per favorire la crescita della nazione. Tuttavia, la giostra mediatica, che in questi giorni sta mettendo a dura prova la nostra capacità di sopportazione, fatta qualche doverosa eccezione, sembra avere un solo obiettivo: confondere le idee agli elettori. I venditori di sogni (che al termine delle elezioni spesso si trasformano in incubi) hanno rispolverato il carrettino delle illusioni su cui espongono di tutto: riduzione dell’irpef, abolizione dell’imu,  aumento di stipendi e pensioni, taglio del numero dei parlamentari, abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, ecc..  







C’è persino chi, pur di accaparrarsi i voti dei nostalgici del ventennio fascista, non esita a rivalutare la figura di Mussolini, evidenziando una preoccupante  alterazione psichica, una sorta di delirio onirico che dovrebbe portare gli italiani, ove mai ve ne fosse bisogno, a una risolutiva riflessione capace di favorire la svolta di cui il paese ha bisogno.
Ma c’è un tema che le destre evitano di trattare durante la campagna elettorale e che il centrosinistra non riesce a portare al centro del dibattito politico:  la scuola. La problematica connessa all’istruzione e alla formazione dei giovani, invece, risulta centrale ai fini delle pianificazione dello sviluppo del Paese. La crescita culturale e la ricerca scientifica, che rappresentano la precondizione per qualsiasi ipotesi di sviluppo economico e, quindi, indispensabili ai fini della competitività delle nostre aziende sui mercati internazionali, sono strettamente dipendenti dalla qualità del sistema scolastico e universitario. Si tratta di una tematica di grande rilevanza che dovrebbe trovare ben altro spazio nella campagna elettorale. Non è sufficiente fare degli accenni durante i comizi o nelle trasmissioni televisive. E’ necessario che Monti e Profumo, Berlusconi e la Gelmini, siano chiamati a rispondere su specifiche problematiche che hanno tormentato gli operatori scolastici nel recente passato. L’incremento dei finanziamenti alla scuola paritaria e i contestuali tagli a quella statale, le classi pollaio, la paventata ipotesi di aumentare le ore di insegnamento a parità di remunerazione, il blocco degli stipendi e dei gradoni, il taglio delle ore di sostegno e, soprattutto, le metodologie di selezione della classe dirigente e docente (introdotte dalla Gelmini e confermate da Profumo) devono essere oggetto di discussione durante la campagna elettorale. Gli operatori della scuola hanno il diritto di sapere quali siano le posizioni delle forze politiche sulle specifiche problematiche che interessano il sottore più importante sotto il profilo strategico. Il centrosinistra, pur non avendo avuto rilevanti responsabilità di governo negli ultimi dieci anni, non riesce a dettare i tempi di questa campagna elettorale e finisce per inseguire gli avversari politici su tematiche populiste e demagogiche, a loro più congeniali, ma che appaiono evidentemente distanti dagli atavici problemi di cui soffre il paese.
Occorre chiedere conto a Monti e Berlusconi dei sistematici attacchi alla scuola statale (alcuni dei quali non sono andati in porto anche per merito del centrosinistra) e, soprattutto, occorre dare risposte programmatiche chiare e puntuali sui problemi in precedenza elencati, con numeri, progetti e risorse che si intende investire nella formazione dei giovani nel prossimo futuro.
 Giuseppe Iaconis