Ci mancava anche il numero chiuso nella scuola dell’obbligo

di Lucio Ficara 19 marzo 2013    Nonostante i gravi problemi  che sta vivendo la scuola pubblica italiana, arriva adesso una boutade di molti dirigenti scolastici, che vorrebbero  selezionare, a loro dire, l’entrata al liceo, attraverso dei test d’ingresso. Si tratta, secondo questi dirigenti, di un problema di eccesso di iscritti verso gli indirizzi liceali e in particolare verso i licei scientifici, che rendono squilibrata la distribuzione rispetto le varie offerte d’istruzione secondaria di secondo grado. Tale problema, per essere espliciti, si potrebbe definire come un “problema di licealizzazione”, che sta fagocitando l’istruzione tecnica e professionale. L’iscrizione al liceo è diventata una moda che spesso, non tiene conto delle reali attitudini del ragazzo. Ci si iscrive ad un liceo in quanto questo è uno status symbol , una scelta che in qualche modo non emargini da certi contesti  e non  escluda certe buone frequentazioni. Una scelta dettata da ragioni puramente sociali e non fatta in base alle abilità personali. I test d’ingresso che in alcuni casi preludono a un vero e proprio numero chiuso, entrano già nella fase di orientamento nelle scuole medie. Si tratta di prove scritte di matematica e italiano, inglese e logica,  proposte e somministrate  agli studenti di  terza media con lo scopo, una volta corrette e valutate, di orientare per la scelta oculata dell’indirizzo d’istruzione secondaria di secondo grado. Niente di male se questi test fossero solo orientativi , ma come si evince da un’inchiesta di Corrado Zunino e pubblicata dalla “Repubblica on line”, al contrario questi test rappresenterebbero uno sbarramento sul tipo del numero chiuso universitario.

I risultati di questi test saranno utilizzati da presidi, e nel caso dei convitti dai rettori, delle scuole secondarie di secondo grado, proprio come avviene per l’accesso in alcune facoltà universitarie, per fare una selezione basata sul merito, le conoscenze e le attitudini. All’attacco, contro qualsiasi tipologia di numero chiuso nella scuola dell’obbligo, si è scagliata la FLC CGIL, che con la sua rappresentante della segreteria nazionale Gianna Fracassi, afferma : "Siamo pronti a denunciare le scuole che allestiscono test d'ingresso per le prime superiori. Siamo in piena scuola dell'obbligo e ogni criterio meritocratico, qui, è solo un danno per gli alunni”. Un’altra riflessione che va fatta dal punto di vista della didattica e dell’apprendimento in quella fascia di età, è la seguente: “ non è raro che, e chi fa docenza seria lo sa, giovani tredicenni possano fallire una prova di selezione, pur avendo attitudini spiccate e abilità interiorizzate notevoli” , quindi precludere anche ad un solo studente l’opportunità di ricevere quella tipologia d’istruzione desiderata , ma non riconosciuta da un test selettivo, è paragonabile ad un “aborto educativo”. Forse questi dirigenti scolastici, troppo attenti alle loro carte e agli atti burocratici della scuola che dirigono , hanno perso, e forse per sempre,  il significato profondo della parola “educare”.