Pensioni: fatti negativi e parole speranzose



Quando si parla di pensioni si osservano due aspetti, il primo quello dei fatti che non promette nulla di buono, il secondo quello delle parole e degli annunci che rasserena gli animi nel segno della speranza. Questi due aspetti sono le facce di una stessa medaglia, quella del bilancio dello stato, sempre sotto il controllo e i vincoli della comunità europea. Entriamo nel dettaglio del problema, osservando che nei fatti i grandi numeri degli esodati stanno venendo fuori, ma sta venendo fuori il triste dato che quasi nessuno ha effettivamente percepito la pensione che avrebbe dovuto avere. Infatti, con riferimento agli ultimissimi dati Inps, al 10 giugno 2013, solo l’8% di coloro che hanno presentato domanda di pensione allo Stato hanno finora effettivamente riscosso una vera e propria pensione. Inoltre sono solo 11.384 i "salvaguardati" che, a oggi, hanno raggiunto la conclusione del lunghissimo iter per rientrare nelle tutele previdenziali dello Stato, a fronte dei 130.130 presi in carico.

 

Per questo motivo servono politiche comunicative  “ pro pensionati” con il fine di non far scoppiare una possibile rivolta sociale. A tal proposito da qualche settimana si sente parlare di flessibilità in uscita, ovvero la diminuzione degli attuali requisiti per la pensione anticipata,   accordando l'uscita in cambio del calcolo dell'assegno con il sistema totalmente contributivo, che in caso di un’uscita anticipata procurerebbe penalizzazioni per il lavoratore. Per risolvere il problema è  allo studio una modifica all’età in cui entrare in pensione cioè con 35 anni di contributi e a un’ età di 62 anni.