di Federico Del Giudice
29 agosto 2013
21 Agosto: “Serve una costituente dell’istruzione”.
Quattro giorni dopo: Le scuole paritarie “svolgono un ruolo importante, non ne potremmo fare a meno”, e per questi istituti ”si deve entrare in un’ottica pluriennale di finanziamento”.
Quattro giorni dopo: Le scuole paritarie “svolgono un ruolo importante, non ne potremmo fare a meno”, e per questi istituti ”si deve entrare in un’ottica pluriennale di finanziamento”.
L’autrice di entrambe le dichiarazioni è la stessa persona: il Ministro
dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza.
Sorge subito il dubbio: quali sono i presupposti per una “costituente dell’istruzione”? Dopo anni di tagli ai fondi per scuole e università pubbliche il rischio che si intravede è che tutto ciò che verrà fatto tenderà a svilire il “pubblico” e favorire il privato.
Sorge subito il dubbio: quali sono i presupposti per una “costituente dell’istruzione”? Dopo anni di tagli ai fondi per scuole e università pubbliche il rischio che si intravede è che tutto ciò che verrà fatto tenderà a svilire il “pubblico” e favorire il privato.
Le prime mosse del Governo Letta sono chiare: una spolverata di soldi
sull’edilizia (300 mln quando la Protezione Civile, qualche anno fa, stimava in
12 miliardi le necessità per ammodernare i vecchi edifici) e introduzione, con il Decreto del Fare,
di borse di mobilità unicamente legate al profitto, sostituendo ogni criterio
legato alle condizioni economiche di provenienza, senza finanziare di un solo
euro il sistema del Diritto allo Studio vigente ed aumentando la c.d. “quota
premiale” del finanziamento pubblico agli atenei e, per concludere, la
stabilizzazione di 11.000 precari della scuola dopo il taglio di 81.614 docenti negli ultimi 5
anni (e un aumento di 90.990 alunni).
Accanto a questi provvedimenti spot pare che non vi sia una reale
inversione di tendenza nelle politiche legate all’istruzione, anzi. Il
dibattito nella maggioranza di Governo continua ad avere tinte fosche, come le
ultime esternazioni dell’On. Centemero che auspica nuovi tagli alla scuola
pubblica. Eppure le possibilità per un cambio di rotta ci
potrebbero essere.
La domanda che poniamo è semplice: perché non dare a scuole e università pubbliche,
alla prossima finanziaria, quegli 800 milioni circa di fondi che fino ad oggi
sono stati dati all’istruzione paritaria? Forse con questi, e con i due
miliardi di euro che provengono dall’Imu sulle case di lusso, potremmo
rilanciare l’innovazione del nostro Paese per ridare speranza ad una
generazione senza futuro. Per tutto questo, per riconquistare un’istruzione
pubblica e di qualità e un futuro dignitoso, gli studenti e le studentesse di
tutta Italia hanno deciso di scendere in piazza l’11 Ottobre.