Nel concorso per d.s. si sono confusi sulla “trasparenza”. Diciamoglielo: non doveva essere quella delle buste piccole.
(di Polibio)
In Lombardia, le buste bianche
contenenti i cartoncini con i nomi dei candidati, contrariamente a quanto
sostenuto dall’Usr e dal Miur, sono risultate trasparenti anche nel “girone dei
lucernai”. Ora è la volta del Lazio. La trasparenza era quella del concorso.
Già, la trasparenza doveva essere quella del concorso, ma per molti aspetti il
concorso è risultato carente di “trasparenza”. A partire dalla violazione del
diritto all’accesso agli atti, ovvero agli elaborati e al rilascio delle copie
degli elaborati degli ammessi alla prova orale ai richiedenti aventi diritto. Il
contagocce ha avuto la meglio: prima soltanto i due elaborati del candidato
richiedente, poi quelli di altri due candidati e in seguito, ma non è stato così
in tutte le regioni, perché si sono verificate “ristrettezze”, di altri sei
candidati. In palese violazione del diritto di accesso a tutti gli atti e del
diritto ad avere gli elaborati della metà più uno dei candidati ammessi alla
prova orale del concorso. Tuttavia, nonostante l’uso del contagocce nel rilascio
delle copie degli elaborati, risultano evidenti, dalla lettura degli elaborati
di candidati ammessi alla prova orale e di candidati non ammessi alla prova
orale, in Puglia, in Calabria e in altre regioni, anomalie e imperfezioni, anche
macroscopiche, nonché errori di grammatica e di sintassi inconcepibili, negli
elaborati di candidati che hanno “raggiunto” il 21 (a fronte di elaborati
corrispondenti alle tracce e grammaticalmente e sintatticamente corretti di
candidati non ammessi alla prova orale. Proviamo a immaginare cosa si potrebbe
dire, ma forse è per questo che è stata utilizzata la linea del contagocce, se
non fosse stato violato il diritto di accesso a tutti gli elaborati e ad averne
copia del 50 per cento più uno.
E l’accesso alle buste
bianche, quelle piccole finalizzate a contenere il cartoncino con le generalità
del/della candidato/a, cioè i dati identificativi, al concorso? Sembra, dando
ascolto alle voci circolanti, che non sia stato concesso. D’altra parte, la
copia, ovvero la fotocopia, è tutt’altra cosa dell’originale. Ma non per questo
l’acceso deve essere negato. Serve, a chi chiede l’accesso, per verificare e per
rendersi conto dell’eventuale trasparenza della busta bianca piccola al cui
interno il/la candidato/a ha posto il cartoncino nel quale ha scritto i propri
dati anagrafici, e, se ritiene che essa sia trasparente, a presentare il ricorso
alla magistratura amministrativa. Peraltro, l’accesso alle buste bianche piccole
e ai cartoncini contenenti i dati anagrafici dei singoli candidati ha la
finalità, per il/la richiedente l’accesso, di avere consapevolezza se il
cartoncino risulta leggibile direttamente e con qualsiasi tipo di luce o se
posto in controluce.
Pertanto, essendo mancata
l’assoluta trasparenza, quella a cui è tenuta l’amministrazione, sarebbe il caso
che il diritto dei candidati al concorso per quanto concerne la trasparenza del
comportamento del Miur e degli Uffici scolastici regionali venga soddisfatto,
con riferimento all’eventuale trasparenza delle buste, pubblicamente
dall’amministrazione pubblica in ciascuna delle regioni, consentendo agli
interessati di accedere a un determinato numero di buste bianche e di
altrettanti corrispondenti cartoncini con i dati anagrafici dei candidati per
avere conoscenza, naturalmente soggettiva, sulla consistenza, sullo spessore
della carta utilizzata per realizzare la busta che deve contenere il cartoncino,
sulla presenza o sull’assenza del rivestimento interno alla busta bianca.
Rivestimento che “solitamente dovrebbe avvenire con riguardo a tutte le buste
destinate a essere utilizzate in sede di concorso”. Figuriamoci la funzione,
assurda e comunque inammissibile, come avremo modo di vedere, delle fotocopie
delle buste. (Vd., di Polibio, “Le buste erano trasparenti: L’Usr per
la Lombardia
e il Miur dicevano no. Anni di ritardo e danni alle scuole e ai
candidati”, 23.08.2013; “Anche nei ‘girone dei lucernai’ di Milano erano
trasparenti le buste bianche con i nomi dei candidati al concorso per d.s.!”,
28.08.2013). Interessantissime, per quanto concerne le buste bianche
trasparenti utilizzate in Lombardia per il concorso a d.s., la sentenza del
Tribunale amministrativa regionale per la Lombardia (n. 2035 del 18 luglio
2012) e la sentenza del Consiglio di Stato (n. 03747 dell’11 luglio 2013).
C’è stato anche qualche record:
per esempio, il record di lettura, correzione e valutazione degli elaborati in
Puglia, “conquistato”, in un determinato giorno, dalla prima sottocommissione,
che, come risulta dal verbale, e il sospetto dell’esistenza di qualcosa di
strano sorge spontaneo, ha impiegato (tutto compreso, quindi anche per le
operazioni iniziali e conclusive, la compilazione delle schede di valutazione,
le interruzioni e le sospensioni dei lavori) 7 ore e 15 minuti, ma per la
“lettura” dei 62 elaborati, detratti i tempi di cui si è detto, sarebbero state
impiegate 5 ore, corrispondenti a circa un terzo del tempo necessario soltanto
per la lettura, addirittura veloce, e per molti aspetti incomprensibile da chi
ascolta, ma anche da chi legge, dei 62 elaborati. Nella sostanza, 4 minuti e 48
secondi per la lettura di ciascuno dei 62 elaborati, mediamente di sei pagine.
Complessivamente, quindi, 372 pagine dalla scrittura piccola; 496 pagine dalla
scrittura relativamente grande. Per la lettura delle 372 pagine dalla scrittura
piccola, mediamente 2 minuti per ciascuna pagina, occorrerebbero 12 ore e 24
minuti; per la lettura delle 496 pagine dalla scrittura relativamente grande,
mediamente 1 minuto e 40 secondi per ciascuna pagina, occorrerebbero 13 ore. A
cui, rispettivamente, aggiungere 62 minuti (un’ora e due minuti) per il tempo
necessario all’attribuzione dei punti, alla somma dei punti e al giudizio di
valutazione. Cosicché il totale, esclusi i tempi per le operazioni iniziali e
per quelle conclusive, per le interruzioni e per le sospensioni dei lavori,
diventerebbe 13 ore e 26 minuti oppure 14 ore e 2 minuti. (Vd., di Polibio,.
“Concorso d.s.: “Alta velocità” nei tempi di correzione in Puglia e commissione
discutibile anche in Sicilia: Ispezioni e perizie?”, 10.05.2003; “In Puglia,
respinto dal Tar il ricorso sulla ‘ricorrezione’ di elaborati del concorso ds.
Emergono anomalie e paradossi”, 11.07.2013; “Record di lettura degli elaborati
del concorso d.s. in Puglia? Verifichiamolo in seduta pubblica al ‘Petruzzelli’
di Bari!”).
La trasparenza vuole che ai
candidati che ne abbiano diritto e interesse (anche perché ci sono stati
candidati/e che sono stati ammessi alla prova orale e che hanno superato il
concorso dal record mondiale di lettura degli elaborati) il Miur e l’Usr per
la Puglia
dimostrino la correttezza della lettura, dei tempi della
lettura e di quelli complessivi che risultano dal verbale della prima
sottocommissione (n. 10 del 10 gennaio 2012), dei 62 elaborati, ma anche della
correttezza di quanto è stato svolto il giorno precedente (verbale n. 10 del 9
gennaio 2012). Si rende necessaria, pertanto, la nomina di una commissione (tre
ispettori tecnici) e comunque si rendono altresì necessari, e doverosi da parte
della pubblica amministrazione, gli interventi presso le sedi competenti per
quanto concerne i due verbali, soprattutto quello del 10 gennaio 2012, quali
atti pubblici redatti da persona incaricata di svolgere tale funzione e
sottoscritti dalla stessa persona, dalla presidente e dai due commissari.
E ritorniamo adesso alla
“trasparenza”, quella delle buste bianche piccole ciascuna delle quali
contenenti i dati identificativi del/della corrispondente candidato/a al
concorso per d.s. svoltosi nella regione Lazio. In particolare, all’ordinanza
del Tribunale amministrativo regionale per il Lazio (Sezione Terza Bis), decisa
in Roma nella camera di consiglio del giorno 21 febbraio 2013 e depositata in
segreteria il 14 ottobre 2013, “sul ricorso numero di registro generale 5394 del
2012, integrato da motivi aggiunti, e su contestuale domanda di accesso a
documentazione amministrativa, proposto dalla prof.ssa Maria Grazia
Cardillo, rappresentata e difesa dagli avv.ti Ottavia Grandinetti, Alessia Fiore
e Daniele Majori, contro il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della
Ricerca, in persona del legale rappresentante ‘pro tempore’”, l’Ufficio
Scolastico Regionale per il Lazio, in persona del legale rappresentante ‘pro
tempore’, nonché il Ministero della Pubblica amministrazione e Semplificazione,
il Ministero dell’economia e delle finanze, la Presidenza del Consiglio dei
ministri in persona del Presidente del Consiglio, tutti ‘pro tempore’,
rappresentati e difesi dall’Avvocatura Generale dello Stato presso cui ex lege
domicilia, nonché di altra persona e nei confronti di altre tre persone, “per
ottenere la dichiarazione di nullità, l’annullamento e la disapplicazione, in
‘partis quibus’ e nei limiti dell’interesse”, di una circostanziata serie di
D.D.G., di atti, di verbali o provvedimenti.
Il Tar per il Lazio (Sezione
Terza Bis) – visti il ricorso, i motivi aggiunti e la domanda di accesso
(quella alla documentazione amministrativa), viste le memorie difensive e visti
tutti gli atti di causa, nonché visti gli atti di costituzione in giudizio del
Miur, dell’Usr per il Lazio, dei Ministeri e della Presidenza del Consiglio dei
ministri, relatore nella camera di consiglio del giorno 21 febbraio 2013 il
dott. Paolo Restaino e uditi per le parti i difensori come specificato nel
verbale, e rilevato: che la ricorrente ha preso parte al concorso per esami e
titoli per il reclutamento di dirigenti scolastici; che la stessa ricorrente ha
impugnato con il ricorso introduttivo tutti gli atti del procedimento di cui
trattasi; “che al ricorso introduttivo ha fatto seguito atto contenente motivi
aggiunti con i quali tra l’altro insiste sul rilievo che le buste utilizzate nel
Lazio per il Concorso in esame abbiano caratteristiche di ‘trasparenza’ per
effetto della visibilità (anche attraverso le buste chiuse) dei dati
identificativi dei candidati apposti su cartoncini per la quale regione ha fatto
domanda di accesso”; “che la istante ha anche richiamato quanto già riconosciuto
dal TAR Lombardia, che, con sentenza n. 2035/2012, ha accertato e
conseguentemente statuito (per altro diverso concorso) che ‘da esame svolto è
emerso nitidamente che il contenuto dal cartoncino, contenente i dati anagrafici
dei candidati risulta agevolmente leggibile, se posto in controluce, anche
all’interno della busta bianca piccola in cui il predetto cartoncino è stato
posto dallo stesso candidato”; che “il Collegioin riferimento ad apposita
domanda di accesso della ricorrente ritiene disporsi incombenti istruttori
diretti ad acquisire in originale (e non già in fotocopia suscettibile di
occultare la visibilità dei dati contenuti all’interno anche se poste in
controluce): le buste contenenti le prove di concorso della ricorrente onde
consentire di verificare la trasparenza delle buste piccole contenenti i
cartoncini con i dati anagrafici dei ricorrenti. Oltre quelle della ricorrente
dovranno essere depositate anche le buste di almeno altri due concorrenti” – ha
ordinato al Miur e all’Ufficio scolastico per il Lazio “di depositare nella
segreteria della sezione i documenti in motivazione indicati nel termine di
giorni 20 (venti) decorrenti dalla comunicazione (o notifica ove preventivamente
eseguita dalla parte interessata) della presente ordinanza”, stabilendo, per la
definizione, la Camera
di Consiglio del 21 novembre 2013.
Dovranno essere depositate,
oltre alle buste piccole contenenti i cartoncini con i suoi dati anagrafici,
“anche le buste di almeno altri due concorrenti”. Un “almeno” che lascia
presupporre la consegna di un maggior numero di buste contenenti i cartoncini
con i dati anagrafici dei concorrenti. Una scelta che deve essere casuale,
magari a sorteggio, e peraltro alla presenza della candidata ricorrente che ha
chiesto l’accesso e lo ha ottenuto con ordinanza del Tar per il Lazio. Buste e
cartoncini originali e non fotocopie. Le fotocopie non rispecchiano affatto la
realtà, sia per il tipo, per il peso e per lo spessore della carta utilizzata,
sia perché la fotocopia potrebbe essere stata realizzata ponendo la busta in
posizione capovolta. Peraltro, se la carta utilizzata è di peso e pertanto di
spessore limitato, così per quanto concerne la carta da 60 o
70 grammi
per metro quadrato, essa è di per se stessa trasparente e
rende evidente ciò che è scritto nel foglio che le sta sotto, sempre che non sia
stato ridotto al minimo, o comunque ridotto, il livello di riproduzione del
foglio che le sta sotto, perché in tal caso non c’è la trasparenza.
La trasparenza
dell’amministrazione è caratterizzata da molti punti oscuri. Punti oscuri che
hanno riguardato la composizione delle commissioni, le nomine di presidenti e di
commissari, le dimissioni addirittura a catena e senza alcuna verifica di
presidenti e di commissari, le sostituzioni, le lungaggini nella correzione
degli elaborati caratterizzate da sospensioni, la presenza di preparatori al
concorso presenti a scuola durante la prova preselettiva, i commissari che nella
qualità di dirigenti scolastici non hanno dichiarato che tra i candidati c’erano
persone (primo e secondo collaboratore, e altre figure interne) in condizione di
stretta e giornaliera, e pertanto abitudinaria, frequentazione in ambito
scolastico, in situazione di dipendenza (e poi si trovano, in cinque o in sei,
tra gli ammessi alla prova orale del concorso).
Tra i punti oscuri quello dei
mestieranti della preparazione al concorso, retribuiti direttamente dai
candidati al momento dell’iscrizione al corso di preparazione. Si tratta di
dirigenti scolastici, ma anche di dirigenti degli uffici scolastici regionali e
territoriali, di presidenti di associazioni e di consorzi di scuole statali
(interessati anche alla preparazione per altri concorsi, alla formazione,
all’aggiornamento, sempre a seguito di iscrizione e di pagamento della quota, a
mezzo di bonifico bancario o in altre forme, da parte degli iscritti), di
pseudodirigenti sindacali di pseudoassociazioni sindacali, dalle sigle
“meritevoli” di attenzione, rottamati e rottamate dalle sentenze della
magistratura. In determinati casi, si potrebbe dire dell’esistenza di una sorta
di cerchio magico di affaristi che hanno operato in regime di evasione fiscale.
Di personaggi che hanno utilizzato gli istituti scolastici statali senza avere
chiesto e avere ottenuto alcuna autorizzazione, svolgendovi attività “conto
terzi”. Ebbene, i dirigenti scolastici erano autorizzati dai rispettivi
direttori generali degli Uffici scolastici regionali? Potevano utilizzare i
locali scolastici per svolgervi preparazione al concorso a pagamento da parte
dei candidati al concorso (ai concorsi e ad altro)? Hanno inviato l’elenco dei
candidati al concorso da loro a pagamento preparati? Hanno comunicato
all’Ufficio scolastico regionale quanto hanno incassato? Esistono ricevute (o
fatture) di quanto hanno incassato? Hanno operato nel rispetto della fiscalità o
si tratta di evasori fiscali? Per frequentare i corsi di preparazione a
pagamento (per ciascuna delle tre fasi – preselezione, prove scritte e prova
orale – il costo variava da 200
a 800 euro) sono stati spesi dai candidati almeno 20
milioni di euro.
Oltre ai ricorsi (compresi
quelli concernenti la trasparenza delle buste bianche) presentati alla
magistratura amministrativa da moltissimi candidati, tra i non ammessi alle
prove scritte e i non ammessi alla prova orale, e comprese le notizie che
circolano circa l’intervento della magistratura penale in determinate regioni,
ci sono stati, in Sicilia, i “rimproveri” nei confronti di chi (Aldo Domenico
Ficara, su Regolarità e Trasparenza nella Scuola, RTS) aveva pubblicato in un
sito (latecnicadellascuola) un articolo che conteneva l’espressione “cominciano
a circolare nel web illazioni su un dirigente scolastico in quiescenza Iannello
Irene” che “avrebbe tenuto corsi di preparazione al concorso DS” e “pertanto se
tutto questo fosse ufficialmente confermato da una sentenza, determinerebbe la
sua incompatibilità con il ruolo di componente del concorso” e “secondo alcuni
docenti esclusi dal concorso potrebbe essere motivo di annullamento del
concorso”. “Rimproveri” preceduti dall’improvvisa scomparsa dell’articolo dal
sito latecnicadellascuola, ma non tanto velocemente da non essere messo sui
motori di ricerca e diffuso ad ampio raggio, e pertanto era entrato in circuito
e quindi ampiamente presente nei siti internet (vd., di Polibio, “Si infittisce
il ‘mistero’ dell’articolo scomparso di A.D. Ficara. Riferiva di ‘illazioni’
sulla d.s. Iannello commissaria d’esami”, 31.12.2012).
L’aspetto della sequenza dei
“rimproveri” che tuttora lascia perplessi consiste nel comportamento tenuto da
una triade di d.s. alquanto “preoccupati” della questione; un comportamento
fatto oggetto di una stravagante interlocuzione per evitare, agendo celermente,
che l’articolo di Aldo Domenico Ficara venisse messo sui motori di ricerca. In
quel tempo, uno della triade era presidente di un’associazione di scuole
statali; un altro della triade era vicepresidente della stessa associazione,
presidente di un consorzio di scuole statali e pseudovicepresidente nazionale di
una pseudoassociazione sindacale (coi trattini) di presidi, alla data odierna
ormai rottamata. Entrambi parecchio impegnati nei corsi di preparazione a
pagamento dei candidati al concorso per dirigente scolastico, autonomamente
gestiti e tenuti dal primo nella Sicilia occidentale e dal secondo nella Sicilia
orientale, con versamento, da parte di ciascuno degli iscritti, delle quote di
partecipazione in due diverse banche: una in ciascuna delle due macroaree
territoriali. Potrebbe essergli richiesto, ovviamente dalla autorità competenti,
oltre alle banche di riferimento per quanto concerne i versamenti per le
iscrizioni ai corsi di preparazione, il rispettivo elenco dei candidati iscritti
e frequentanti, da ritenersi ciascuno dei due alquanto esteso.
Nella stravagante
interlocuzione risulterebbe indicato anche il fratello di Aldo Domenico, Lucio
Ficara, peraltro quale amico di Polibio; e i due fratelli, che invece sono
persone correttissime, molto attente al sistema scolastico, rigorose nei
confronti di coloro che arbitrariamente agiscono nelle scuole nei confronti dei
docenti e degli ata (e pertanto Polibio è lietissimo di essere un loro amico),
verrebbero qualificati, chissà perché, “sovversivi” o “seminatori di zizzania”,
ovviamente da uno sconsiderato che avrebbe avuto qualcosa di scorretto da
nascondere e che avrebbe da sempre “suggerito” ai colleghi (si tratterebbe di
colleghi d.s.?) una marcatura stretta dei due fratelli. Ma non siamo in un campo
di calcio. Purtroppo, le sequenze, quando i singoli elementi non vengono
isolati, sono caratterizzate, in ordine crescente o decrescente, dalla
compresenza di tutti gli elementi che le compongono. E tutti insieme, gli
elementi, giungono, purtroppo per i componenti di qualsiasi gruppo, a chi non
dovrebbero giungere, soprattutto se l’ultimo dei destinatari è esterno e
assolutamente estraneo al gruppo.
Polibio