Dai commenti all’articolo di Marcella Raiola su Repubblica riportiamo 3
post, uno di un professore e 2 di non
professori
U n professore ( Cosimo De Nitto )
Ok, letti tutti i commenti. Non mi stupiscono: quando in un Paese é più
diffusa la triste idea dell'accettazione dell'essere sottomessi, si accumula il
livore, si diffonde il sadismo verso i propri "simili". Ovviamente a
rimanere indenni sono coloro che legiferano e non importa più il
come. Come era scontato si fa un confronto fra chi sta peggio e chi é più
nel pantano, trascinando ogni considerazione verso il basso. La prof.
Raiola ha commesso un'ingenuitá: credere che il cosiddetto popolo di cui anche
lei fa parte sia formato da esseri che sperano che i propri mali non capitino
ad altri.
2 Non professori
cacaos83
No Cosimo, il tuo sermoncino non lo accetto: io non considero i miei dei
"mali". Io li considero normalità e non per accettazione ma perché
nella vita bisogna lavorare per ottenere qualcosa. E non accetto chi sostiene
il contrario, o meglio, chi come questa gloriosa insegnante, si lamenta se dei
suoi privilegi ingiustificati vengano meno. Ma perché un insegnante deve essere
considerato diversamente un qualunque altro lavoro?! Mi andrebbe bene se gli
insegnanti facessero un buon lavoro, ma ad oggi non è così. Il lavoro degli
insegnanti è pessimo. Ed io che ho sempre studiato (ho 2 lauree, triennale più
specialistica, e due master) e che ho sempre lavorato, l'ho visto con i miei
occhi... Sai quanti insegnanti mi sono capitati che entravano in aula a
leggersi il giornale per quasi tutta l'ora di lezione?! Io sono solidale con il
lavoratore!
ulix62
Punti di vista, sig. Cosimo. A molti dà enormemente più fastidio vedere
lavoratori del pubblico impiego che devono subire trasferimenti senza battere
ciglio (per non parlare del privato, dove i trasferimenti si accettano senza
fiatare), ed altri, come gli insegnanti, che si mettono di traverso con la
scusa di difendere la scuola, quando invece vogliono difendere solo i loro
privilegi.
Che dire One is meglio che two