Si riporta, dopo averne richiesto il permesso all'autore, un post scritto in Facebook dal Coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti:
Voterò no per convinzione personale e per coerenza con il programma politico con cui sono stato eletto
di Rino Di Meglio
Voterò no per convinzione personale e per coerenza con il programma politico con cui sono stato eletto
di Rino Di Meglio
In autunno saremo chiamati a votare
al referendum confermativo relativo alla riforma della Costituzione proposta
dal Governo. Si tratta di una riforma complessa che tocca profondamente la
Carta fondamentale, non sempre redatta con quella chiarezza che ha contraddistinto
il testo originario: è sufficiente, a tale proposito, leggere il lungo e
confuso articolo che riguarda la funzione legislativa della Camera dei deputati
e del nuovo Senatino dei nominati. Nella legge di riforma costituzionale
oggetto di referendum, vi sono anche elementi positivi quali, ad esempio,
l'abolizione del CNEL, la cancellazione definitiva delle province, l'introduzione
dei referendum propositivi. Ma, a mio parere, vi è una predominanza di
negatività in quanto la combinazione della nuova legge elettorale super
maggioritaria per la Camera dei deputati (che paradossalmente potrebbe
attribuire la maggioranza assoluta ad un partito che ottenesse il 20%) e la
trasformazione, con la riforma costituzionale, del Senato in Camera di non
eletti dai cittadini, sbilancerà fortemente i poteri dello Stato, a favore di
una oligarchia di governo. Tutte le riforme istituzionali dell'ultimo ventennio
si sono purtroppo orientate in Italia verso la riduzione della partecipazione
popolare alla vita politica, affidandone la gestione a gruppi sempre più
ristretti, scelti dall'alto, anziché attraverso processi di partecipazione democratica,
provenienti dal basso. Nel contempo, sono state gradualmente eliminate le
aggregazioni politiche derivanti da convinzioni comuni, partiti e congressi, e
quindi sostituite con gruppi di amici e “conventions”. Tra gli altri “frutti
avvelenati”, la corruzione che è fisiologicamente connaturata alla politica, è
aumentata enormemente e sembra ora addirittura accettata come un fenomeno
naturale. L'attuale proposta di riforma costituzionale deve essere inquadrata
in questa triste deriva della nostra democrazia.
La scelta di dare ad una nazione un diverso ordinamento istituzionale, ad esempio un tipo di governo presidenziale, anziché parlamentare non ha nulla di anomalo né di scandaloso quando questo tipo di proposte tengano conto del bilanciamento dei poteri e dei controlli necessari in una società democratica. Con questa riforma noi cittadini conteremo ancora di meno ed il rischio di riforme autoritarie, imposte da un partito di minoranza sarà sempre più concreto, del resto la modalità di approvazione della legge 107 di riforma della scuola, a colpi di fiducia e tagliando il dibattito parlamentare è stato un fulgido esempio del nuovo corso politico. Non è un caso, io credo, che questa pessima riforma della scuola sia molto simile al modello di riforma costituzionale: un potere concentrato nelle mani del Dirigente; nessun controllo effettivo del suo operato; rischio di esercizio di corruzione nella possibilità di “chiamata diretta” ( i nominati del Senatino?) dei docenti, al di fuori dei criteri oggettivi delle graduatorie. Notazione, quest’ ultima, che ricavo dal Documento ufficiale dell’ Autorità contro la corruzione, in cui si rilevano i rischi concreti di illeciti nella chiamata diretta.
La propaganda per il “si” tende ad evitare il merito delle questioni, esibendo con enfasi il fatto che con la riforma costituzionale varranno diminuiti i costi della politica. In realtà, in questo modo il risparmio sarà di pochi spiccioli mentre non verrà intaccato l’ immenso costo di una macchina clientelare inefficiente.
Ed è fondamentalmente per questi motivi che voterò no al referendum. Voterò no non solo per convinzioni personale ma anche in coerenza con il programma politico con cui sono stato rieletto a grande maggioranza Coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti nel Congresso di maggio 2016. In questo programma, ho indicato come prioritari questi punti : democrazia, pieno rispetto di tutte le tendenze politiche e filosofiche che animano l'associazione, ascolto attento delle istanze che provengono dalla categoria. Sottolineando anche la necessità per la nostra Associazione di essere schierati nella difesa dei principi fondamentali sanciti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino, un fronte che ci vede impegnati nella duplice veste di cittadini e di insegnanti. Principi confluiti nell’ elezione della mia persona che intendo rispettare in ogni occasione.
La scelta di dare ad una nazione un diverso ordinamento istituzionale, ad esempio un tipo di governo presidenziale, anziché parlamentare non ha nulla di anomalo né di scandaloso quando questo tipo di proposte tengano conto del bilanciamento dei poteri e dei controlli necessari in una società democratica. Con questa riforma noi cittadini conteremo ancora di meno ed il rischio di riforme autoritarie, imposte da un partito di minoranza sarà sempre più concreto, del resto la modalità di approvazione della legge 107 di riforma della scuola, a colpi di fiducia e tagliando il dibattito parlamentare è stato un fulgido esempio del nuovo corso politico. Non è un caso, io credo, che questa pessima riforma della scuola sia molto simile al modello di riforma costituzionale: un potere concentrato nelle mani del Dirigente; nessun controllo effettivo del suo operato; rischio di esercizio di corruzione nella possibilità di “chiamata diretta” ( i nominati del Senatino?) dei docenti, al di fuori dei criteri oggettivi delle graduatorie. Notazione, quest’ ultima, che ricavo dal Documento ufficiale dell’ Autorità contro la corruzione, in cui si rilevano i rischi concreti di illeciti nella chiamata diretta.
La propaganda per il “si” tende ad evitare il merito delle questioni, esibendo con enfasi il fatto che con la riforma costituzionale varranno diminuiti i costi della politica. In realtà, in questo modo il risparmio sarà di pochi spiccioli mentre non verrà intaccato l’ immenso costo di una macchina clientelare inefficiente.
Ed è fondamentalmente per questi motivi che voterò no al referendum. Voterò no non solo per convinzioni personale ma anche in coerenza con il programma politico con cui sono stato rieletto a grande maggioranza Coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti nel Congresso di maggio 2016. In questo programma, ho indicato come prioritari questi punti : democrazia, pieno rispetto di tutte le tendenze politiche e filosofiche che animano l'associazione, ascolto attento delle istanze che provengono dalla categoria. Sottolineando anche la necessità per la nostra Associazione di essere schierati nella difesa dei principi fondamentali sanciti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino, un fronte che ci vede impegnati nella duplice veste di cittadini e di insegnanti. Principi confluiti nell’ elezione della mia persona che intendo rispettare in ogni occasione.