Lettera aperta alla dirigente scolastica dell’Istituto tecnico industriale Severi di Padova


Gentilissima Preside,
fa bene quando dice: “ ogni lavoratore ha diritto di assentarsi dal servizio per motivi legittimi previsti dal contratto, come è successo nel caso di questo docente. Il suo rientro per un giorno però ci ha costretto a licenziare la supplente e a cercare un altro sostituto... Ora c’è da recuperare quello che i ragazzi hanno perso, continuità didattica e ore di lezione. Propongo due pomeriggi alla settimana di recupero, a cominciare da febbraio “.  Fano bene Genitori e studenti della sua scuola quando affermano:  “ E’ giusto fare emergere il problema il riflettore andava acceso. Bisogna tenere in considerazione il diritto allo studio dei ragazzi. Questo tipo di insegnanti non dovrebbe esistere”. Fa  bene, dal suo punto di vista, l’assessore all’Istruzione della Regione Veneto Elena Donazzan quando dichiara: «Brava la preside, ne apprezzo l’indignazione e il coraggio. Giustamente chiede al docente cos’è venuto a fare per un solo giorno in classe. Con la sua lettera pacata ma incalzante ha sollevato un problema che ben conosciamo, presente in quasi tutte le scuole. Ringrazio la preside del Severi che non si arrende al sistema. Per quanto riguarda quel docente, voglio chiedere tutte le verifiche del caso, se c’è un abuso dovrebbe essere licenziato». Però non mi convince il fatto che tutti i protagonisti veneti di questa vicenda recitino la parte dei “ buoni “, lasciando quella del cattivo fannullone al povero docente di Benevento. Dico povero perché la sua presenza per un giorno a Padova è dovuta alla logica creativa di un algoritmo ancora secretato. Pertanto se si ha il coraggio mediatico di puntare il dito contro una singola persona, allora lo si abbia per puntarlo contro un sistema informatico di immissione nei ruoli della scuola statale, che ha creato gli inconvenienti denunciati. E’ facile puntare il dito quando si opera nella propria regione, vicini ai propri affetti, alla propria cultura territoriale e alle proprie tradizioni. E’ facile fare la voce grossa con chi viene catapultato nei vostri territori costretto da un algoritmo incomprensibile. E’ facile lanciare proclami di licenziamento o organizzare manifestazioni contro chi ha cercato una difesa fai da te al proprio stato di trasferito d’ufficio al nord. I meridionali in generale, gli insegnanti meridionali in particolare, tranne le dovute eccezioni, vogliono rimanere al pari dei veneti nei loro territori, e questo non è difficile da capire. Dimenticavo una riflessione verso le politiche di incentivazione alle piccole e medie imprese, finanziamenti che  si dirigono verso la sua regione e permettono livelli di disoccupazione inferiori rispetto al meridione. Livelli di minore disoccupazione che determinano le cattedre libere da occupare con il meridionale di turno. Pensieri ad un anno dal voto politico.
Cordialmente

 

Aldo Domenico Ficara