Sul rientro a settembre non ce la stanno raccontando giusta e ormai da un pezzo, questo è il punto. Ma più si approssima la fatidica data della riapertura delle scuole e più sono evidenti i gravissimi ritardi organizzativi che renderanno impossibile tornare in aula a milioni di studenti. Qualcuno sa qualcosa dei pulmini scolastici, che dovrebbero portare le loro corse da più di mezz’ora a soli quindici minuti, e della turnazione che necessariamente ne consegue? E’ stato organizzato qualcosa? E quegli undici milioni di mascherine al giorno promessi dal commissario straordinario Arcuri sono stati mai ordinati?
Da sempre, per capire cosa progetta il
Ministero dell’Istruzione, è buona norma guardare alle disposizioni e alle loro
ricadute concrete piuttosto che ai comunicati stampa, ai finanziamenti
piuttosto che ai proclami. A ben guardare, la riapertura della scuola a
settembre è stata gestita tramite disposizioni tardive e fumose, che mai entrano
nel dettaglio: l’ideale per non far spendere ai dirigenti scolastici le pur
pingui risorse che sono state messe a disposizione nei mesi scorsi e che
saranno inderogabilmente ritirate dal Ministero il 30 settembre.
Che dire delle disposizioni sulla scuola
materna del 3 agosto, che prevedono 1-2 collaboratori scolastici dedicati per
ciascuna sezione, quando la richiesta per il personale aggiuntivo è scaduta a
luglio? E mentre i presidi si arrabattano con nastri segnaletici e metro da
sarta, la gara da 3.000.000 di banchi ha subito tanti e tali rimaneggiamenti da
venire probabilmente impugnata da chi è rimasto escluso: in buona sostanza,
nulla si spenderà per l’emergenza Covid-19, perché ad alto livello già si sa
che a scuola non si torna.
Da quando si sa? si chiederà il genitore
attonito e frastornato. Sicuramente dal 28 maggio 2020, quando il Comitato
tecnico scientifico stabilì che non si potevano avere più di 10 alunni per
classe. La pantomima di tira e molla che ne è seguita, con concessioni sempre
più permissive (un metro fra bocca e bocca; mascherina in attesa di poter
garantire il distanziamento; liberatoria per i pulmini sulle tratte fino a 15
minuti) è servita solo a calmare gli animi, a zittire quei genitori poco
provvidi, che insistono a chiedere il rientro a scuola per tutti, senza
mascherina e senza distanziamento.
Già adesso vice ministri e membri del
CTS lanciano messaggi preoccupati e prefigurano il rischio di una mancata
riapertura: ancora pochi giorni e la chiusura delle scuole sarà un fatto.
E i genitori? I genitori avrebbero
voluto saperlo prima, avere tempo per organizzarsi, per ottenere dalle scuole
le condizioni ottimali per una didattica a distanza di qualità (buona
connessione per tutti, notebook per chi non ne ha, didattica mirata, una parte
degli alunni in classe e webcam efficaci per tutti gli altri), in modo da non
perdere il filo di quella formazione e di quell’istruzione che sono mattoni
fondamentali per costruire i cittadini di domani. Intanto, meglio aspettare a
comprare il grembiule: prima di usarlo, potrebbe diventare troppo piccolo…
Age Toscana