Lettera aperta di un insegnante agli otre 100.000 morti Covid 19 in Italia


Io vi ho sentiti, ho sentito la vostra fame d’aria, io ho sentito i vostri pianti e le vostre urla, le ho avvertite come un presagio, le sentivo ogni giorno, ci pensavo di notte.

Io vi scrivo: sono un insegnante, ho fatto parte del mainstream mediatico, ho coltivato, sollecitato, spiegato principi quali lo “stato di diritto”, la “separazione dei poteri”, per non parlare delle mie mappe concettuali sull’ “indipendenza della magistratura” e i miei progetti di “educazione alla legalità”, sui “diritti limitabili solo dalla Legge”, sulla “rappresentanza politica e parlamentare” del Popolo, sull’integrazione sociale.

Tutto questo ed altro ancora l’ho fatto, tutto perché ci credevo. Dicevo sempre ai miei allievi ricordatevi che abbiamo la Costituzione, che lì ci sono i nostri diritti inalienabili, che per lei sono morte tante persone, non solo italiani, sì per quella carta. Ogni tanto ci commuovevamo leggendo le ultime lettere dei partigiani condannati a morte, perché la Carta Costituzionale è vergata con il sangue di questi eroi, nelle vallate e montagne dove hanno combattuto. Io ho vissuto nello Stato che loro hanno sognato per noi, ho usufruito dei diritti che hanno preteso e scritto per noi. L’ho confessato a un convegno: io ho beneficiato, immeritatamente, della società che avevano creato perché mi rendo conto di aver fatto poco per mantenerla, sono stato un utile servo sciocco del sistema che poi con Voi, cari morti per Covid 19, si è rivelato per quello che è veramente: una barbarie contro l’uomo.

Io vi sono riconoscente per quello che avete fatto per i figli della nostra società e non posso accettare- mi si rivolta lo stomaco e non ci dormo la notte- che siate considerati “non più’ produttivi”, “danni collaterali”, “persone già malate e anziane.” o con “patologie pregresse”.

Voi che avete aiutato i figli a comprare la casa, Voi che vi siete fatti baby sitter, manutentori, muratori, maestri, psicologi… Voi che avete costruito il vero welfare familiare che ha sostituito il latitante stato sociale italiano, ormai diventato una narrazione mitologica buona per giustificare i lauti stipendi dei vari lacchè di sistema e di regime: io vi ho sentiti.

Io vi ho sentiti, io conosco le vostre lacrime, le vostre sofferenze, la vostra disperazione, io che predicavo “chi salva una vita, salva il mondo”, io che ho fatto costruire una società dove le mamme mettono la pillola del giorno dopo sul comodino delle figlie, dove l’aborto è un diritto ma non lo è più un lavoro dignitoso, dove manifestare con la “vagina” della Vergine Maria è una forma di espressione del pensiero, dove alle crisi adolescenziali si deve rispondere con la teoria gender e cambiare l’identità sessuale del bambino tramite le opportune medicine ormonali. Io che vi ho sentiti ho permesso, senza indignarmi, che veniste rappresentati televisivamente come i “tardoni e le tardone” in cerca di sesso camuffato da amore con la minuscola. Ci ridevo sopra, mentre dovevo indignarmi, questo ho fatto. Mi vergogno.

Ecco ora sono qui davanti a Voi: chi mi ha creato ha voluto che tornassi indietro quattro volte dalla morte in terapia intensiva. Evidentemente nonostante quanta poca considerazione abbia ormai della mia persona, Lui deve averci visto qualcosa di buono in me e mi ha mandato indietro per un disegno che non conosco. Ma è andata così: io sono riuscito a guarire nonostante la mia immunodepressione, il “protocollo ufficiale” totalmente inutile e, infine, il tentativo con il “plasma iperimmune” e li ce l’ho fatta, anche se la strada è ancora lunga, molto lunga.

Io mi sono salvato e mi sento quasi in colpa con Voi. Ringrazio di cuore chi mi ha afferrato con le sue “mani” dal burrone: medici e paramedici della Pneumologia di Imperia. Loro che insieme a tanti altri salvano vite e si sentono impotenti e sconfitti quando non ci riescono. Loro che, per primi, sgomenti, hanno visto quanto è cattivo il Covid 19 e come erano disarmati di fronte ad esso mentre i politici, sotto i riflettori, ripetevano il ritornello “nessuno sarà lasciato solo”.

Io a Voi che vi ho sentito, sono qui a chiederVi scusa, Vi chiedo scusa per tutto quello che vi abbiamo fatto, per lo schifo di società globalizzata che abbiamo permesso si imponesse, dove ormai le persone sono cose, oggetti di valore relativo, molto poco valore e facilmente interscambiabili.

Io che Vi ho sentito, sono qui in ginocchio di fronte a Voi e Vi chiedo scusa, lo faccio anche per i responsabili di questo disastro che si celebrano in modo stucchevole e autoreferenziale. Nessuno vi ha chiesto scusa, lo faccio io.

Io mi metto in ginocchio di fronte a Voi a capo chino e Vi chiedo scusa per quello che abbiamo fatto, ma non basta, io che Vi ho sentito, io che sento le vostre urla, Vi chiedo di perdonarmi, io Vi chiedo scusa e Vi chiedo perdono, perdono per quello che è successo.

Io che vi ho sentiti, sono qui a chiedere di perdonare tutti i servi e i parassiti di questo sistema, tutti i responsabili che si autoincensano. Io Vi chiedo di pregare il Padre mio e nostro, perché abbia pietà e misericordia verso tutti gli artefici, gli speculatori, gli utilizzatori finali e non, di questa ignominia.

Io che vi ho sentiti, vi chiedo ancora una volta, con le lacrime agli occhi, di perdonarmi e perdonarci.

Grazie.

 

Giancarlo Memmo