Quest’anno, come ogni anno, continua il luogo comune dei docenti cje fanno solo 18 ore settimanali e ben 3 mesi di ferie in estate. Però a rompere una lancia in favore degli insegnanti ci ha pensato un lungo post su X, diventato rapidamente virale. L’autore, un insegnante che preferisce rimanere anonimo, ha deciso di rispondere punto per punto alle critiche, offrendo uno spaccato reale e toccante di cosa significhi essere un docente oggi. Mel post si scrive: "Ero fuori dalle 18 ore d’insegnamento, quando scrivevo e riscrivevo la struttura delle future lezioni per renderle più adatte alla classe, in tutte le sue individualità, e per mettere in luce la bellezza e la profondità dell’argomento. Ero fuori dalle 18 ore, quando fino a sera tardi correggevo le verifiche imponendomi, per la centesima, la stessa lucidità e lo stesso tempo di lettura dedicati alla prima. Ero fuori dalle 18 ore, quando la notte ricevevo l’email di tuo figlio che mi confidava cose personali perché ‘non riusciva a immaginare un’altra persona a cui poterle dire’ e mi chiedeva consiglio su come parlarne con te. Ero fuori dalle 18 ore quando preparavo una memoria da presentare in collegio docenti, per difendere disperatamente dall’ennesima ‘riforma’ quel poco che restava della scuola pensata dai padri costituenti. Ero fuori dalle 18 ore quando preparavo una ventina di lettere di presentazione per gli ex allievi intenzionati a partecipare a selezioni per borse di studio o a iscriversi a università straniere che le richiedevano”.
Quest’anno, come ogni anno, continua il luogo comune dei docenti cje fanno solo 18 ore settimanali e ben 3 mesi di ferie in estate. Però a rompere una lancia in favore degli insegnanti ci ha pensato un lungo post su X, diventato rapidamente virale. L’autore, un insegnante che preferisce rimanere anonimo, ha deciso di rispondere punto per punto alle critiche, offrendo uno spaccato reale e toccante di cosa significhi essere un docente oggi. Mel post si scrive: "Ero fuori dalle 18 ore d’insegnamento, quando scrivevo e riscrivevo la struttura delle future lezioni per renderle più adatte alla classe, in tutte le sue individualità, e per mettere in luce la bellezza e la profondità dell’argomento. Ero fuori dalle 18 ore, quando fino a sera tardi correggevo le verifiche imponendomi, per la centesima, la stessa lucidità e lo stesso tempo di lettura dedicati alla prima. Ero fuori dalle 18 ore, quando la notte ricevevo l’email di tuo figlio che mi confidava cose personali perché ‘non riusciva a immaginare un’altra persona a cui poterle dire’ e mi chiedeva consiglio su come parlarne con te. Ero fuori dalle 18 ore quando preparavo una memoria da presentare in collegio docenti, per difendere disperatamente dall’ennesima ‘riforma’ quel poco che restava della scuola pensata dai padri costituenti. Ero fuori dalle 18 ore quando preparavo una ventina di lettere di presentazione per gli ex allievi intenzionati a partecipare a selezioni per borse di studio o a iscriversi a università straniere che le richiedevano”.