Pensione anticipata: aumentano i requisiti contributivi. Perché i nati nel 1960 saranno i primi a pagarne le conseguenze
Nuovi cambiamenti in arrivo sul fronte pensionistico. A partire dal 2027 scatterà un ulteriore adeguamento dei requisiti contributivi per la pensione anticipata, legato all’aumento dell’aspettativa di vita. Un meccanismo già noto, ma che questa volta avrà effetti concreti soprattutto su una platea ben precisa: i lavoratori nati nel 1960.
I nuovi requisiti dal 2027 e dal 2028
L’adeguamento avverrà in modo progressivo e differenziato tra uomini e donne. Nel dettaglio:
Nel 2027
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gli uomini potranno andare in pensione anticipata con 42 anni e 11 mesi di contributi;
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le donne con 41 anni e 11 mesi di contributi.
Nel 2028
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per gli uomini il requisito salirà a 43 anni e 1 mese;
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per le donne a 42 anni e 1 mese.
L’aumento, seppur contenuto – uno o due mesi in più – rappresenta un ulteriore allungamento del percorso lavorativo richiesto per accedere alla pensione anticipata.
Un meccanismo legato all’aspettativa di vita
Alla base di questi incrementi c’è il consueto adeguamento automatico all’aspettativa di vita, previsto dalla normativa vigente. Quando la speranza di vita media aumenta, i requisiti pensionistici vengono aggiornati di conseguenza, sia per la pensione di vecchiaia sia per quella anticipata.
Sulla carta si tratta di variazioni minime, ma nella pratica incidono in modo diretto sulla pianificazione personale e professionale di migliaia di lavoratori.
Perché la novità colpisce soprattutto i nati nel 1960
I primi a subire concretamente gli effetti del nuovo meccanismo saranno i nati nel 1960. Questa generazione, infatti, è quella che si trova a cavallo tra le vecchie e le nuove soglie.
Chi aveva programmato il raggiungimento dei requisiti pensionistici nel 2027 dovrà fare i conti con due conseguenze principali:
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raggiungere requisiti contributivi leggermente più elevati per la pensione anticipata.
Un cambiamento apparentemente marginale, ma che può stravolgere programmi già definiti, soprattutto per chi aveva pianificato l’uscita dal lavoro con precisione, magari concordando accordi aziendali, scivoli o altre forme di accompagnamento alla pensione.
Piccoli numeri, grandi effetti
Un mese in più di lavoro può sembrare poco, ma per chi è vicino al traguardo assume un peso significativo. Può significare dover rivedere contratti, prolungare attività lavorative fisicamente impegnative o ricalcolare l’equilibrio economico familiare.
Inoltre, l’incertezza generata da continui aggiustamenti rende sempre più complesso pianificare con serenità il proprio futuro previdenziale, soprattutto per chi ha carriere lunghe e continuative e conta sull’uscita anticipata come punto fermo.
Serve attenzione e pianificazione
Per i lavoratori prossimi alla pensione, in particolare per i nati nel 1960, diventa fondamentale verificare con attenzione la propria posizione contributiva e aggiornare i calcoli alla luce dei nuovi requisiti. Anche pochi mesi di differenza possono fare la differenza tra un’uscita programmata e un rinvio forzato.
La riforma non introduce stravolgimenti, ma conferma una tendenza chiara: l’accesso alla pensione continua ad allontanarsi, passo dopo passo. E per chi è già vicino alla meta, ogni passo in più pesa più di quanto sembri.